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Berlusconi: "No scissione". Fini prepara la resa

Berlusconi ai vertici del Pdl: "Io voglio le riforme, è lui che vuole i gruppi parlamentari autonomi. Lo invito a desistere". Ma avverte: "Sarebbe una scissione, ma non andremo al voto. Incompatibile con la presidenza della Camera". L'ex leader di An fa la conta dei suoi: in pochi disposti a seguirlo

Berlusconi: "No scissione". Fini prepara la resa

Roma - Non sarà il redde rationem, ma ci siamo quasi: "Ora aspetto una risposta da Fini e spero che sia positiva". Silvio Berlusconi apre l'ufficio di presidenza del Pdl chiarendo tutte le questioni poste sul tavolo da Gianfranco Fini durante il pranzo di ieri. Punto primo. "Il governo non è guidato dalla Lega". Punto secondo. "Nell'esecutivo c'è collegialità, non comanda Tremonti". Punto terzo. "Ho provato a conciliare, ma Fini vuole i suoi gruppi parlamentari". Poi il chiarimento sulla questione: "La verità è che alla base di tutto non c’è un problema politico". Quindi l'appello finale al cofondatore del Pdl: "L’invito che rivolgo al presidente Fini è quello di superare qualsiasi incomprensione. L’ufficio politico del Pdl ha approvato all’unanimità un documento che invita a desistere dal gruppo autonomo, continuiamo insieme". Ma anche nella peggiore delle ipotesi il premier non demorde: "Se Fini volesse fare un gruppo autonomo sarebbe una scissione, ma il governo andrebbe avanti lo stesso per tutta la legislatura". E avverte: "In quel caso sarebbe incompatibile con la presidenza della Camera". Poi pianifica "l'ufficio di presidenza ogni settimana, ogni 15 giorni la direzione e pensiamo di fare tra un anno, al massimo un anno e mezzo, il congresso del partito".

La testa dura di Fini "A Fini ho fatto veramente la corte, ho cercato di capirlo, ma è lui a volere gruppi separati". Berlusconi non ha posto l'ex leader di An fuori dal Pdl ma "è lui che vuole andare". Nella riunione, spiegano fonti parlamentari del partito, il premier ha illustrato i temi dibattuti con il presidente della Camera ieri a Montecitorio aprendo poi la discussione ai presenti. "Questo - ha detto - è quanto è successo, ora fate voi le considerazioni". Il presidente del Consiglio ha poi replicato a ogni intervento spiegando appunto, di non essere lui a voler rompere. "Io voglio solo le riforme" ha detto.

Un accordo forte "Se ci dev’essere un chiarimento, deve portare a un accordo forte. Non è possibile poi che tra due settimane si ricominci tutto daccapo". Berlusconi non avrebbe risparmiato critiche all’atteggiamento di Fini. "O è nel Pdl oppure non ne fa parte" ha spiegato. All’ufficio di presidenza sono intervenuti anche i coordinatori, che hanno ribadito che "non c’è volontà di rompere ma la necessità di un confronto aperto". 

Piccoli problemi Il premier affronta l'argomento dopo il consiglio dei ministri a Palazzo Chigi su insistenza delle domande dei giornalisti. "Siamo in un argomento diverso da quello che abbiamo trattato sin qui. Questi sono piccoli problemi interni a una forza politica" è la risposta del Cavaliere, con La Russa, Alfano e Maroni al suo fianco, a chi gli chiede quanto sia grave la crisi con Fini.

Le preoccupazioni di Bossi "Se dovesse nascere un gruppo autonomo del presidente della Camera nel Pdl sarebbe preoccupante". Il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, spera che il "governo non stia andando verso una crisi. L’importante è avere i numeri per fare il federalismo fiscale - ha aggiunto il leader del Carroccio - qualunque altra cosa si risolve". Quanto i rapporti tesi tra Berlusconi e Fini, il Senatùr non ha voluto commentare: "Chiedete a loro" ha risposto. "Ma è stato lei a fare arrabbiare Fini?" hanno insistito i cronisti. Bossi si è limitato ad agitare un pugno come a voler colpire scherzosamente chi gli aveva rivolto la domanda. Poi il timore: "Non ho certezze, ma temo che la cosa non si rimetterà a posto.... Quale scenario? Se le cose non si rimettono a posto ci sono le elezioni". 

Schifani: "Viene meno il patto elettorale" "Siamo in un sistema maggioritario che crea un patto elettorale fra gli elettori e il governo. La creazione di gruppi autonomi creerebbe fibrillazione e una divisione del progetto di maggioranza. Nel governo ci sarebbero tensioni e questo allenterebbe l’azione di governo. Gli italiani hanno invece diritto a un governo stabile e coeso" commenta il presidente del Senato, Renato Schifani.

Voci da Palazzo Grazioli  Sono arrivati a Palazzo Grazioli i tre coordinatori del Pdl Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi per l’ufficio di presidenza del Pdl, composto in totale da 37 persone. Nella residenza romana del presidente del Consiglio sono arrivati alla spicciolata anche il neo ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan, il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino, i ministri Andrea Ronchi e Gianfranco Rotondi. "Dobbiamo dialogare - ha detto il ministro dei Beni culturali Bondi ai cronisti - come deve fare un grande partito, democraticamente ma con senso di responsabilità e rigore". Abbassa i toni Ignazio La Russa, ministro della Difesa: "Non succede nulla, è tutto tranquillo". "La situazione è critica, ma non accetto l’idea di una scissione all’interno del Pdl". Così Gianni Alemanno. "Se si spacca il Pdl penso sia estremamente difficile proseguire la legislatura. Stiamo lavorando perché ciò non avvenga" ha commentato invece il ministro per l’Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi. E all'uscita il ministro degli Esteri Franco Frattini si lascia scappare: "Nessuno vuole credere che Fini farà un gruppo: sarebbe la morte del Pdl e un danno grave all’immagine dell’Italia".

Fini apre Intanto Gianfranco Fini in una nota afferma: "La convocazione per giovedì 22 della direzione nazionale del Pdl allargata ai gruppi parlamentari è, sul piano del metodo, una prima risposta positiva ai problemi politici che ho posto ieri al presidente Berlusconi. Mi auguro - prosegue Fini - che a partire dalla riunione, cui parteciperò, possa articolarsi una risposta positiva anche nel merito delle questioni sul tappeto, a cominciare dal rapporto tra il Pdl e la Lega".

Il premier si sfoga in privato Si vivono ore convulse nel Pdl prima dell’ufficio di presidenza. Il Cavaliere ragiona sulla strategia da adottare nel corso della riunione, ma ieri sera si è sfogato al telefono con alcuni ministri, sottolineando come l’atteggiamento di Fini sia incomprensibile, riferiscono alcune fonti. Il bello è che non capisco cosa vuole, avrebbe ragionato il presidente del Consiglio, io potrei andare d’accordo ma lui non intende farlo: stavolta però non faccio alcun passo indietro. C’è incertezza su quello che Berlusconi dirà nel pomeriggio. C’è chi teme che Berlusconi possa proporre una conta su un documento che sottolinei l’unità e l’irreversibilità del processo politico che ha portato alla nascita del Pdl e condanni chi la mette a repentaglio. Solo ipotesi, per ora.

Fini con i fedelissimi "Siamo a quota 50. Abbiamo la certezza che sono circa 45-50 i deputati che condividono la linea del presidente". Fabio Granata, al termine di un colloquio con Fini dà i numeri dei deputati pronti a seguire il presidente della Camera. "Alla riunione di martedì prossimo alla sala Tatarella - assicura Granata - verranno tutti i parlamentari ex An. Molti vogliono capire cosa sta succedendo e riflettere. È già politicamente importante che si sia aperta una riflessione interna. Stavolta non si torna indietro, si fa sul serio, ma non c’è nessuna volontà precostituita di rompere. Se Berlusconi ci risponderà sull’organigramma e sulle questioni politiche, come la Lega, siamo pronti a discutere" assicura il fedelissimo di Fini.

Il pranzo di domani Una ventina di senatori finiani s’incontreranno domani a pranzo per parlare dell’ipotesi di gruppi autonomi d’area in parlamento. Lo si apprende da fonti della maggioranza. Il tutto in vista anche della direzione di giovedì prossimo del partito.

La soluzione dei gruppi autonomi, spiegano le stesse fonti,  è comunque vista come estrema ratio visto che l’auspicio è quello che ci sia una ricomposizione a patto, però, che arrivino delle risposte ai problemi.

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