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Berlusconi: "Piazza da vergogna contro di me" Poi su Napolitano: "Non scioglierà le Camere"

Il premier critica la protesta delle donne: "È stata la consueta mobilitazione di parte e faziosa contro la mia persona da parte di una sinistra che cavalca qualunque pretesto per battere un avversario che non vince alle urne". Poi replica a Fini: "È paradossale che il presidente della Camera abbia chiesto le dimissioni del premier"

Berlusconi: "Piazza da vergogna contro di me" 
Poi su Napolitano: "Non scioglierà le Camere"

Milano - E' un Berlusconi grintoso quello che interviene alla Telefonata, su Mattino 5, rispondendo alle domande di Belpietro. Evientemente, come già dimostrato in passato, le polemiche e gli attacchi frontali lo caricano. Il Cavaliere dipinge come faziosa la grande mobilitazione di ieri, che ha visto molte donne scendere in piazza contro di lui all'insegna dell'ennesima dimostrazione dell'antiberlusconismo militante. Stavolta con la "scusa" della difesa della dignità delle donne, violata - ovviamente - proprio da Berlusconi. "Mi è sembrato - attacca il Cavaliere - un processo per sostenere il teorema giudiziario" della procura di Milano sul caso Ruby, "che non ha nessun riscontro nella realtà. Una vergogna. È stata la consueta mobilitazione di parte e faziosa contro la mia persona da parte di una sinistra che cavalca qualunque pretesto per battere un avversario che non vince alle urne".

Le donne hanno una marcia in più "Le donne che mi conoscono - prosegue Berlusconi - sanno quale considerazione che ho per loro dice il premier. Grande attenzione e rispetto, nelle mie aziende e nel governo. Sono convinto che abbiano una marcia in più, sono spesso più brave, a scuola al’università, vanno alla soluzione dei più dirette senza tanti ghirigori".

Napolitano non pensa a sciogliere le Camere Venendo a temi di più stretta attualità politica Berlusconi osserva che lo scioglimento delle Camere e la fine anticipata della legislatura non rientrano nei pensieri del presidente Napolitano. Ne è sicuro il Cavaliere. "Non credo che questo sia nei pensieri del presidente Napolitano" dice il premier. Napolitano, aggiunge, "nell’ultimo colloquio al Quirinale mi ha garantito che finché c’è un Governo che lo governa e una maggioranza politica non esistono motivi per scioglierle". Peraltro, prosegue, "senza una formale crisi del Governo per interrompere anticipatamente la legislatura occorre che il presidente della Repubblica consulti i presidenti delle Camere e il Presidente del Consiglio". Berlusconi ricorda che quando nel ’94 Scalfaro sciolse le Camere senza crisi formale "ebbe l’assenzo di Ciampi, che acconsentì dicendo che la funzione del governo era esaurita".

Pienezza delle funzioni Invece "il nostro governo è nella pienezza delle funzioni". C’è "molta confusione ma io ho le idee chiare: il Paese ha bisogno di un Governo stabile che porti a compimento le riforme a partire da federalismo che è dirittura d’arrivo".

Proposta di Fini? Irricevibile È irricevibile la proposta di Gianfranco Fini, dimissioni sue e di Berlusconi, poi voto. "È una cosa paradossale dal punto di vista istituzionale che il presidente della Camera abbia chiesto le dimissioni del presidente del Consiglio auspicando una crisi extraparlamentare. Non si è mai visto nella storia repubblicana fondare partito e trasformare terza carica in un partito. È una proposta irricevibile" quella delle dimissioni perché "non ho tradito il mandato elettorale, non ho sabotato il governo e le riforme non ho usato mia veste istituzionale per ordire complotti e ribaltoni politici", dice il premier. "Credo sia arrivato il momento per tutti di verificare se il nuovo ruolo che si è ritagliato Fini sia compatibile con quello di presidente superpartes previsto dalla Costituzione".

Verso quota 325 alla Camera Il presidente del consiglio torna ad annunciare che, grazie ai parlamentari che pensano all’interesse del paese la maggioranza di cui dispone in parlamento aumenterà. "Alla Camera sono convinto che arriveremo presto ad avere una maggioranza intorno ai 325 deputati, per portare avanti l’attività di governo sia in aula che nelle commissioni", mentre al senato il Pdl, sottolinea, conta già su un’ampia maggioranza.

Riforme: federalismo e giustizia Il premier si sofferma poi sull'agenda politica della maggioranza, indicando le priorità: "Dopo aver completato la squadra di governo, avremo la possibilità di mandare avanti le riforme che gli italiani si aspettano". Tra queste, il presidente del consiglio indica quella del federalismo fiscale ("è in dirittura d’arrivo") e "la riforma della giustizia che - puntualizza - fa parte della rivoluzione liberale".

Berlusconi torna infine a denunciare "lo scempio del sistema delle intercettazioni e della loro pubblicazione" che considera un sistema "barbaro".

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