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Berlusconi tira dritto: "Cambiamo l’Italicum ma nessun Renzi bis"

Il Cavaliere da Mattarella ribadisce la linea azzurra: disponibili solo per la legge elettorale

Berlusconi tira dritto: "Cambiamo l’Italicum ma nessun Renzi bis"

Silvio Berlusconi sbarra la strada al governissimo e alle larghe intese. E smentisce chi fino a poche ore prima aveva tentato di accreditare la tesi di una Forza Italia segretamente disposta a votare governi a trazione Pd.

La posizione che viene illustrata al termine del colloquio con Sergio Mattarella non ammette oscillazioni o deroghe. Nel Salone d’Onore del Quirinale Berlusconi prende la parola e legge «una breve dichiarazione», già concordata in un pranzo a Palazzo Grazioli con i due capigruppo, Renato Brunetta e Paolo Romani, con i vicepresidenti di Camera e Senato, Simone Baldelli e Maurizio Gasparri, oltre a Valentino Valentini e Sestino Giacomoni. «In questa difficile situazione siamo disponibili a una approvazione in tempi rapidi di una legge elettorale condivisa, che porti poi il popolo a esprimersi con il voto e a scegliere da chi vogliono essere governati». Disponibilità, insomma, a sedersi attorno a un tavolo per l’approvazione di una nuova legge elettorale, ma niente di più.

Per il Cavaliere infatti «Forza Italia non è disponibile a partecipare o a sostenere governi di larga coalizione» perché «compete al Partito democratico, che controlla ancor oggi la maggioranza parlamentare in entrambe le Camere, assumersi la responsabilità di esprimere e sostenere un governo per la parte restante della legislatura, che auspichiamo il più breve possibile». Berlusconi, dunque, non si pone affatto su un binario divergente da Lega e Fratelli d’Italia, anche se alla domanda se il partito azzurro parteciperà ai banchetti del Carroccio per chiedere il voto subito preferisce non rispondere. In ogni caso svanisce ogni ipotesi di collaborazione strutturata al nuovo esecutivo. Berlusconi nell’incontro con il Capo dello Stato chiude con decisione a qualsiasi ipotesi di Renzi Bis, apostrofando per tutto il colloquio il premier dimissionario come «il signor Renzi».

Il leader di Forza Italia mette nero su bianco su quali basi si dovrà fondare la nuova legge elettorale «necessaria qualunque sia la valutazione della Consulta» precisa e che renda «omogenei i sistemi elettorali di Senato e Camera, garantendo la corrispondenza tra la maggioranza parlamentare e la maggioranza popolare». Berlusconi non si tira indietro rispetto alla possibilità di votare eventuali, singoli provvedimenti di emergenza, e si sofferma a elogiare «il senso di responsabilità istituzionale del Presidente Mattarella, e la fiducia nel suo ruolo di garante in questa fase delicata». Una manifestazione di stima confermata anche dalle parole rivolte a porte chiuse al presidente: «Non dimentico la sua vicinanza e l’affetto ricevuto da lei durante il mio ricovero». Matteo Salvini e Giorgia Meloni, comunque, proseguono per la loro strada: «Voto subito».

«Il fantasma Gentiloni come premier? Uno che ha ingoiato ogni idiozia imposta all’Italia» scrive il leader del Carroccio. Anche Giorgia Meloni usa i social per rilanciare il suo pensiero: «Se queste Consultazioni non termineranno con una data certa per elezioni immediate, massimo a marzo, il 22 gennaio chiameremo gli italiani a scendere in piazza». Berlusconi, comunque, sta già facendo riunioni operative in vista del voto. Rivela agli uomini a lui vicini di avere l’intenzione di incontrare al più presto gli alleati per concordare una linea comune sulla legge elettorale.

E nel pranzo pre-quirinalizio non lesina critiche a Renzi, al suo modus operandi e alla sua «strategia temeraria». Puntando il dito contro la sua iper-esposizione, un’interventismo controproducente che ha messo una pietra tombale sulle residue possibilità di vincere il referendum

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