Cultura e Spettacoli

La Bignardi invasa dalle banalità di Muccino junior

Il mondo è pieno di gente che parla molto senza dire niente

La Bignardi invasa dalle banalità di Muccino junior

Ho letto sul Fatto quotidiano la recensione di Federico Pontiggia del film Le leggi del desiderio, firmato Silvio Muccino, e ho provato conforto. Il regista, pur essendo capace di guidare gli attori, non riesce a esprimersi con le immagini, cosicché la sua pellicola rimane incomprensibile. Questo ha scritto Pontiggia. E la sua opinione coincide con quella che mi sono fatto io ascoltando il cineasta intervistato da Daria Bignardi, mercoledì scorso, durante una puntata di Invasioni barbariche su La7.

Ciò non è importante in assoluto: il mondo è pieno di gente che parla molto senza dire niente. Un film ermetico in più o in meno non cambia i destini dell'umanità. Qui si tratta semplicemente di segnalare un fatto curioso. Muccino davanti alle telecamere e alle domande facili della conduttrice è andato in confusione. Sarà emozionato, ho pensato. Forse fatica a riordinare le idee. Egli per la verità ha sempre risposto agli interrogativi di Daria. Si è prodotto in lunghi monologhi introduttivi che però non hanno mai concluso un concetto di senso compiuto. Non ho capito dove egli volesse arrivare, esattamente come Pontiggia non ha afferrato il significato delle Leggi del desiderio .

A questo punto mi chiedo: siamo stupidi noi due, non all'altezza delle elucubrazioni di Muccino, oppure costui suole infilare sia le immagini sia le parole, una dopo l'altra, a casaccio tanto per fare qualcosa e senza sapere cosa? La seconda ipotesi è la più probabile. Da notare che Bignardi, bendisposta verso il capelluto regista, lo ha incitato ad aprirsi, a raccontarsi. Lui poverino si è impegnato allo spasimo per non deluderla e si è avventurato in un dedalo di perifrasi sconnesse, fra mille digressioni in cui ha perso il filo e la sinderesi, annaspando anche sul terreno di oscure metafore.

I quesiti che gli venivano rivolti erano elementari, tipo: perché hai litigato con tuo fratello Gabriele (autore tra l'altro di La ricerca della felicità ) ed è vero che non vi frequentate da sette anni? Oppure, come mai te ne sei andato via dalla famiglia e non ci sei più tornato? Niente di complicato, sembrava di assistere all'interrogazione di una maestra a uno scolaro disadattato, al quale, per metterlo a suo agio, comincia cauta a chiedere: che mestiere fa tuo papà? Vuoi bene alla mamma?

Muccino, benché aiutato dal lambrusco offertogli dalla gentile ospite, che a sua volta ne sorseggiava con voluttà, non è stato in grado di replicare, pur con parole sue, in modo acconcio.

Povero figlio, si è inerpicato su un monte di luoghi comuni estranei alla conversazione impostata dalla signora, la quale invano ha tentato di riportarlo con i piedi a terra. Ogni sforzo è stato sprecato. Silvio, quand'anche ella gli avesse domandato che ore sono, non avrebbe avuto l'energia mentale per fornire un responso e se la sarebbe cavata dicendo che non bisogna mai fidarsi dell'orologio. Aggiungo soltanto che Bignardi è sfortunata. I programmi televisivi a sfondo giornalistico già sono in crisi, come si evince dai dati d'ascolto, drammaticamente in ribasso. Se poi capita in studio uno spacciatore di vacuità, addio. D'altronde, Silvio è il fratello minore di Gabriele. Molto minore.

E Daria alla fine si è adeguata.

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