Il blocco stradale non è reato se si hanno buone intenzioni

Ci risiamo. È di una trentina di anni fa la celebre sentenza che assolse i responsabili di un blocco stradale perché «persuasi di esercitare un loro diritto». Il magistrato che di recente ha assolto 5 operai di Arese dall’accusa di blocco ferroviario è stato più accorto: ha addotto la mancanza di dolo («dell’elemento oggettivo di reato»). Non è reato, infatti, ostacolare senza volerlo la circolazione, altrimenti saremmo colpevoli tutti, ogni giorno. Se 5mila turisti attraversassero la strada in corteo, manderebbero il traffico in tilt, ma nessuno di loro, singolarmente sarebbe imputabile.
Qual era l’intenzione dei 400 che bloccarono i treni a Milano? Era un’intenzione sacrosanta, difendere il posto di lavoro. Dunque, tutti assolti; anche i cinque identificati come organizzatori. Questo modo di ragionare ricorda il Pascal delle Provinciali: «Basta dirigere bene l’intenzione». In materia di blocchi ferroviari mi è stato raccontato un episodio in cui il problema di «dirigere bene l’intenzione» fu risolto molto meglio. Le Ferrovie volevano tagliare un ramo secco in partenza da Asti e i fieri astigiani si ribellarono. Il giorno prima che partisse l’ultimo treno comprarono migliaia di biglietti per la stazione di arrivo ed entrarono nella stazione di Asti per salire sul treno. Non tutti trovarono posto sulla banchina, ma tutti avevano diritto di salire: inevitabile che la linea Torino-Roma restasse interrotta per ore. Qui era «ben diretta», non solo l’intenzione, ma anche la procedura per farla valere.
Anche nel caso degli operai di Arese l’intenzione era diretta bene, ma il modo di farla valere non era né necessario né lecito. Dunque il giudice non poteva richiamarsi alla mancanza di dolo. Il guaio è che la scarsissima repressione di comportamenti illeciti diretti a ostacolare la circolazione induce addirittura molti a pensare che non si tratti neppure di reato. L’ignoranza della legge non è una scusante. Un magistrato che induce un ufficiale di polizia a lasciar libero un reo colto in flagrante commette a sua volta un reato, per lo meno un abuso di ufficio. Eppure ricorderete che questo è accaduto ma il magistrato non ha subito sanzioni.
Fu inutile anni fa sancire con referendum la responsabilità civile dei magistrati. Io mi accontenterei che venisse perseguita la loro eventuale responsabilità penale, per dolo e per colpa grave, anziché fingere che la loro necessaria indipendenza coincida con quell’irresponsabilità che la Costituzione riconosce (salvo casi particolari) al capo dello Stato.
Giudici molto abili e ben preparati riuscirebbero a sfuggire a ogni sanzione motivando bene le sentenze, ma non tutti i giudici «innovativi» sono abili e ben preparati. Dietro certe sentenze c’è un’intenzione palesemente dolosa, ma, se anche ci fosse una semplice ignoranza della legge, in un magistrato questa sarebbe una colpa grave.

E la magistratura stessa dovrebbe occuparsene attraverso il suo organo a ciò deputato, la Procura generale.

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