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Bologna, Curcio in cattedra contro la Biagi

Il fondatore delle Br terrà una conferenza sul precariato nella città del giuslavorista ucciso. Imbarazzo nella giunta ulivista, polemica fra i Ds e Rifondazione comunista. Dure critiche dalla Casa della libertà all'iniziativa. L'ex br Susanna Ronconi invitata a Padova

Bologna, Curcio in cattedra contro la Biagi

Appena sopite le ire per l’ex leader di Potere operaio Oreste Scalzone e per Adriano Sofri ora arrivano gli ex brigatisti, figure di primo piano come Renato Curcio e Susanna Ronconi, a dividere le amministrazioni di centrosinistra. Con imbarazzanti inviti che provocano aperti scontri tra Ds e Rifondazione. Càpita a Bologna, si replica a Padova. Nel capoluogo emiliano è in agenda il 1° marzo una conferenza di Curcio sul precariato. Con la presentazione di «una ricerca sui mutamenti in atto nel mondo del lavoro». La data non passa inosservata. Visto che il fondatore delle Br sarà a Bologna proprio qualche giorno prima del quinto anniversario dell’agguato al professor Marco Biagi, ucciso dalle Br di Desdemona Lioce nel 2002. Una ricorrenza che rompe il centrosinistra. «Prima di difendere la presenza nella nostra città di Curcio - chiede provocatoriamente Andrea De Maria, segretario dei Ds della città -, Rifondazione comunista sarebbe pronta a chiedere a Curcio di pronunciarsi con esplicite parole di condanna sull’esperienza delle Brigate rosse?». Un invito destinato a cadere nel vuoto visto che il segretario Tiziano Loreti già respinge «demonizzazioni e speculazioni» ricordando che ormai Curcio «è uno studioso». E Montano così le proteste. Dal Polo, Fi e Lega, sino all’Italia dei Valori: l’invito è un autentico «sfregio». Intanto Curcio non cambia la sua agenda fitta di impegni. Passa in totale silenzio la conferenza che appena giovedì ha tenuto all’università di Palermo, facoltà di Lettere e filosofia. Come nessuno mostra di scomporsi per l’incontro di venerdì a Catania al Centro sociale Auro, organizzato in collaborazione con la libreria Gramigna (nome ricorrente…) e Isola Possibile.
Dopo Bologna, situazione fotocopia si registra invece a Padova, città che già patisce le tensioni degli arresti dei nuovi brigatisti e l’inchiesta della Procura di Milano su alcuni sospetti fiancheggiatori e compagni del centro sociale Gramigna. Il 19 marzo, Rifondazione, che qui fa parte della maggioranza, ha invitato l’ex br Susanna Ronconi a un dibattito sulle tossicodipendenze che si terrà in Comune. Anche qui la drammatica storia degli anni di piombo si riaffaccia e la memoria di chi è rimasto sull’asfalto non si cancella. L’ex terrorista, che si è fatta 12 anni di carcere per banda armata, partecipò al nucleo di brigatisti che nel 1974 uccise il carabiniere in pensione Giuseppe Mazzola e il giovane militante di destra Graziano Giralucci. Lei rimase a fare da palo mentre gli altri ammazzavano i due missini. «Crediamo che questa città abbia già maltrattato a sufficienza - afferma testuale Maurizio Galletto, coordinatore dei giovani di Rifondazione - la dottoressa Ronconi, siamo onorati di poter usufruire della sua alta professionalità e abbiamo deciso di sviluppare con lei una battaglia di civiltà». Sulla Ronconi la giunta di centrosinistra tira avanti a corrente alternata. Solo qualche settimana fa proprio da Padova era partito una mozione di censura, firmata dal governo cittadino con il sindaco in testa, sulla nomina della Ronconi a consulente del ministero della Solidarietà sociale Paolo Ferrero (Prc).
Mentre Curcio gongola per le polemiche (all’università di Lecce un paio di settimane fa si mostrò soddisfatto delle critiche provocate dalla sua presenza nell’ateneo), la Ronconi si innervosisce. E sul Mattino di Padova ricorda il proprio percorso nella dissociazione dalla lotta armata e sottolinea di aver ormai scontato interamente la pena. Ma la sua presenza fa traballare la giunta di centrosinistra. E reagire la minoranza. «Dopo i recenti arresti legati all’inchiesta sulle nuove Brigate rosse - afferma Raffaele Zanon, consigliere di An in Regione -, a Padova il ricordo degli omicidi di Mazzola e Giralucci sono ancora vivi. Far intervenire la Ronconi, responsabile di quei tragici fatti, è un’offesa alla città e nei confronti dei familiari delle vittime dell’agguato alla sede del Msi del 1974». E invita quindi a non dare «diritto di cittadinanza a chi è stato responsabile di fenomeni eversivi che hanno creato gravi lutti nel nostro Paese e che rischiano di alimentare e armare la mano di chi non conosce bene la storia del terrorismo in Italia».
gianluigi.

nuzzi
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