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Boretti, il papà del Ponte Vecchio «salvato» dal golf

Dopo aver lavorato, giovanissimo, come lattaio e macellaio e agente immobiliare ottenne - ancora minorenne! - un prestito di 5 milioni per rilevare un negozio di tessuti nel centro di Firenze. Nacque così, nel 1952, Conte of Florence oggi un marchio di successo internazionale nel golf, sci e vela ma anche nella moda (col suo stile definito «anglo-fiorentino») che potrebbe spiccare il volo in borsa.
«Con una cultura piccolissima, solo 8 anni di studi, ed esperienza zero, feci lavorare i tessuti dalle sartine. Nel '59 si presentò una signora chiedendo di acquistare 4 mila pezzi di una borsa di lana. Pagò dopo 60 giorni, ma pagò... Altrimenti non saremmo stati qui stasera...», ha raccontato Romano Boretti suscitando l'ilarità dei suoi 238 ospiti radunati a Poggio Vittorio, il circolo golf sulla collina di Lastra a Signa di cui è proprietario, per festeggiare (lui l'ha definito un «thanksgiving», un ringraziamento) i 70 anni, il titolo di cavaliere della Repubblica, i 45 di matrimonio e i 50 anni di lavoro.
Per tutti, una foto personalizzata del patron con l'ospite (visti Gustav Thoeni, Ervin Stricker, Sandro Munari, gli imprenditori Frescobaldi, Gaddo della Gherardesca, Targetti e Gentile, autorità ma anche fornitori, venditori, dipendenti e amici) dietro il fondale del Ponte Vecchio trasformato in campo di golf.
«Quando vado nelle scuole, dico che bisogna prendere da chi sa e sapersi vendere, in tutte le mie idee c'è stato un po' di tutti voi, e di altri non presenti», questo uno dei passi più toccanti del discorso, un po' preparato e un po' a braccio, portato a termine con la voce strozzata dall'emozione che ha provocato una lunga e sincera standing ovation.
Definitosi «l'ultimo dei self made man», grato alla sua Firenze, musa ispiratrice («dove il bello è di casa è più facile avere buone idee») e convinto di essere sempre stato assistito dal «fattore C» (un tempo «la dea bendata»), Romano Boretti si è conquistata la fama di «re degli incappellatori». Ogni sua invenzione ha suscitato clamore, successo, popolarità, vendite. Entrato dalla porta di servizio nello sci, con un cappello da riposo, ha visto la fortunata nascita della valanga azzurra. Prestando un caschetto di plastica nato per la moda femminile a uno jugoslavo sconosciuto, incontrato per caso, che indossandolo riuscì a eliminare il problema dei paletti dello slalom e vinse a sorpresa una gara entrando nella storia dello sci («e senza saper sciare...»). Un vero colpo storico, inseguito da ogni pubblicitario, è legato a una cerimonia alla Marmolada dedicata al Papa con la Tv. All'improvviso si mise a nevicare e Wojtyla, monsignor Casaroli e il presidente Cossiga si protessero il capo con uno dei 60 cappellini con la C gigliata da lui donati.
Anche se ai mondiali di sci quest'anno ha vinto 2 ori con Svindal, ha confessato un aneddoto fatale per i successi dell'azienda: l'ingresso nel golf. «A una conferenza sul clima, 20 anni fa, l'oratore disse che presto gli ulivi sarebbero stati coltivati anche a Bruxelles. "Qui si muore di fame...", mi dissi decidendo di passare al golf...». Le vendite vanno a gonfie vele, il suo team di campioni internazionali miete successi nel golf ma Boretti, un sosia di Fernandel, s'infervora spiegando l'impatto che può avere su Firenze e lo sport il «suo» Ponte Vecchio Challenge, il mondiale dell'approccio che quest'anno avrà una giornata in più (dal 14 al 16 dicembre) e «ha già raggiunto - ha concluso il vulcanico imprenditore-inventore lanciando un appello a non perdere questa occasione - 430 milioni di case al mondo grazie alla tv». Chapeau!...


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