Cultura e Spettacoli

"Boston legal": sfilata di damerini

Signora mia non ci sono più gli avvocati televisivi di una volta, quelli
alla Perry Mason tanto per intenderci, di specchiata virtù e indole baciata
dal sacro fuoco della giustizia. Quelli di adesso? Figuriamoci, sono tutti o
quasi figli di buona donna, come i protagonisti di Boston Legal (mercoledì
su Fox Crime, ore 21), però ce li aspetteremmo conseguentemente brutti
sporchi e cattivi. Invece no, o meglio nessun dubbio sul fatto che siano
cattivi, cinici, filibustieri quanto basta per vincere cause più o meno
impossibili, ma le nuove serie tv come questa li scelgono tutti bellissimi e
laccati, e li fanno muovere impuniti in ambienti ad alto tasso di glamour,
quasi non avessimo a che fare con studi legali e aule di giustizia ma ci
trovassimo di fronte a esercitazioni di charme e prove tecniche di seduzione
in ambienti raffinati, dove l'arte oratoria non viene esercitata solo per
portare all'incasso una causa vinta ma anche per portarsi a cena e poi a
letto la collega o il collega piacione. Il celebrato Boston Legal, legal
drama firmato nientemeno che da David E. Kelly (già autore di Ally McBeal e
The Practise) delude proprio per la scontatezza dell'accoppiata tra bellezza
e assenza di scrupoli, con l'aggravante di presentare storie processuali non
particolarmente accattivanti, freddine, narrate in un'atmosfera in cui
sembra sempre più importante l'aspetto formale ed estetico piuttosto che
quello della sostanza drammaturgica. Il profilo psicologico dei protagonisti
diventa quindi marginale e nemmeno troppo curato, anche se la scelta degli
attori, delle facce, è stata utile per ottenere un consistente successo di
pubblico in terra americana. In questa seconda stagione, ai collaudati Alan
Shore (James Spader) e Denny Crane (William Shatner, il mitico capitano Kirk
di Star Trek) si affiancano tra gli altri Shirley Schmidt (interpretata da
Candice Bergen vincitrice di 5 Emmy Award e 2 Golden Globes) e Denise Bauer
(Julie Bowen) ambiziosa avvocatessa pronta a tutto pur di diventare socia
dello studio legale. Là dove c'è profumo di sucesso c'è naturalmente la fila
per poter presenziare in qualità di guest star, e tra i nomi noti si
incrociano Rupert Everett, Tom Selleck e Michael J. Fox. Come si vede,
grande batteria di autori e attori per una serie che non riesce a dissipare
i dubbi di artificiosità, di eccessivo perfezionismo formale, di deficit
emozionale.

Per carità, non che si potesse rimanere sempre fermi negli anni
alla paciosa nobiltà d'animo di un Perry Mason, ma se l'altra faccia
dell'avvocatura è quella scontata messa in scena da Boston Legal ne potevamo
fare tranquillamente a meno.

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