Una bottega, due ruote e un sogno Così nacque la Dynasty del pedale

Dalle loro officine escono circa tremila biciclette all'anno. Tre dei cinque fratelli Rossignoli, Giovanna, Renato e Giorgio, insieme con il padre Sergio, 89 anni, tengono alta l'insegna di famiglia da quattro generazioni. Da quando il capostipite di questa ingegnosa dinastia del pedale, che si chiamava Giorgio come il bisnipote, nel 1900 giunge a Milano da Arena Po, paesino del Pavese, e comincia a costruire e aggiustare biciclette in via della Chiusa 24.
Quattro generazioni di Rossignoli hanno convissuto con le trasformazioni di Milano lungo questi ultimi centodieci anni e portato le bici made in Italy a far bella mostra di sé in giro per il mondo. Oggi i loro clienti sono professionisti, pensionati, donne in carriera, mamme che ogni tanto chiedono certi optional con un po' troppa leggerezza: «Come montare - svela Giovanna - addirittura tre seggiolini sulla bicicletta per portare a spasso i figli». Cosa, ovviamente, vietatissima.
I due negozi Rossignoli sono in corso Garibaldi, rispettivamente al civico 65 - dove Giorgio, il minore dei fratelli, si occupa di abbigliamento e accessori moto - e al numero 71 dove invece Giovanna e Renato curano la produzione e la vendita delle bici.
Ma non è sempre stato così. All'inizio i figli del capostipite Giorgio, che si chiamavano Ettore, Mario e Ezio, contribuirono alla diffusione dell'insegna di famiglia un po' in tutta Milano: passaggi di mano tra fratelli, botteghe che apparivano e poi sparivano. Da viale Bligny a corso di Porta Romana; da corso San Gottardo a via Fabio Filzi, l'elenco è lungo e vivace. Ettore, il figlio maggiore di Giorgio, vuole sperimentare anche altre tipologie di vendita e prima apre una macelleria, poi si butta sui pubblici esercizi con un bar in via Kramer. Infine torna alle amate biciclette. «A dieci anni - ama ripetere Sergio, il quasi novantenne figlio di Ettore Rossignoli - sapevo già fare tutte le riparazioni». Sergio fa le Commerciali fino al terzo anno. Poi comincia a lavorare col padre nel negozio di via Fabio Filzi, davanti all'allora stazione delle Varesine (siamo negli anni che precedono la seconda guerra mondiale).
Di quel periodo l'anziano artigiano conserva ricordi indelebili. «Soprattutto degli operai - dice - che dalla provincia e dal Varesotto venivano a lavorare a Milano. Ogni mattina, dopo essere scesi dal treno alle sei e mezzo, bussavano alla porta della bottega per inforcare le biciclette che avevamo in deposito e con cui raggiungevano le fabbriche. Gente che di sera, esausta, riconsegnava la bici e riprendeva il treno per tornare a casa, a dormire sì e no tre - quattro ore a notte».
Nel dopoguerra, tra le macerie di una Milano ferita, Sergio costruisce un capannone all'altezza del numero 16 di corso Garibaldi. E lì ricomincia ad assemblare bici, tricicli commerciali e furgoncini a pedali fino al 1951, anno in cui trasferisce l'attività nei due negozi di oggi. Nel frattempo a Milano esplode la frenesia per la motorizzazione di massa. Sergio Rossignoli, aiutato dalla moglie Giuseppina, coglie l'occasione al volo e inizia a produrre anche cicli a motore: qualcuno ricorda il Mosquito di 38 cc, quel motorucolo ausiliario da applicare alla bici? I Rossignoli si buttano nel settore di questo avo della pedalata assistita e, in breve, sfornano i primi telai con forcelle molleggiate per meglio assorbire le vibrazioni dei minuscoli monocilindro.
Ricordi lontani nel tempo perché da oltre un ventennio, con l'avvento dell' ambientalismo, le biciclette dei Rossignoli sono tornate agli antichi splendori con modelli creati in materiali innovativi e in continuo aggiornamento. Bici per ogni taglia ed esigenza: da corsa, da città, bmx da evoluzioni, mountain bike, tandem, tricicli, ricambistica e molto altro: «Spesso - conclude Renato Rossignoli - in negozio entrano appassionati anche solo per guardare o per fotografare le due ruote. Un fenomeno che ci ha spinto a organizzare una esposizione periodica di due ruote storiche».

E così ogni anno in primavera, gli ultimi eredi della Dinasty del pedale mettono in mostra le loro luccicanti meraviglie d'epoca nel cortile di corso Garibaldi.

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