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La Bp: «Pagheremo tutto». Controlli anche in Italia

WashingtonMentre la marea nera è triplicata in tregiorni e la British Petroleum promette che pagherà fino all’ultimo centesimo il conto dei danni provocati dalla piattaforma galleggiante esplosa lo scorso 20 aprile, il presidente Obama è corso al capezzale di quella che fino quindici giorni fa era la grande riserva di pesca d’America e oggi è scenario di uno dei più grandi disastri ecologici di tutti i tempi. I pescatori dalla foce del Mississippi fino alla Florida sono stati avvertiti che 17.612 chilometri di mare sono chiusi alla pesca e che per un lungo periodo il pesce della zona non sarà commestibile. Per il Governatore della Florida «non è una perdita, ma un vulcano sottomarino da cui ogni giorno eruttano oltre 800 mila litri di petrolio se non di più».
«Ogni americano colpito da questa tragedia - ha spiegato Obama ai pescatori - deve sapere che il governo farà tutto il possibile per mettere fine a questa crisi». Secondo un avvocato di New Orleans la vita dei pescatori non sarà facile. «Sarà complicato - ha spiegato Stuart Smith - perché c’è un tetto di 75 milioni di dollari e la Bp non è obbligata per legge a rimborsare un centesimo in più». I danni alla zona invasa dalla marea nera non sono limitati alla pesca e alla perdita del grezzo che continua a fuoriuscire dal pozzo. La navigazione lungo il Mississippi potrebbe infatti subire una battuta d’arresto perché le navi che portano cibo, gomma, grezzo attraversano il Southwest Pass dovranno fermarsi in cantiere per ripulire le fiancate. L’amministratore generale della Bp Tony Hayward ha confermato in ogni caso che la sua compagnia pagherà per la pulizia del golfo, il ripristino del pozzo galleggiante e tutte i danni «legittimi» provocati ai locali anche se scarica la colpa su Transocean, il colosso svizzero delle trivelle proprietaria della piattaforma maledetta Deepwater Horizon: «Non è stato il nostro incidente. La piattaforma era di Transocean ed è loro l’attrezzatura che si è guastata», ha detto alla Nbc il Ceo di Bp, Tony Hayward. Per quello che riguarda appunto la piattaforma danneggiata dall’esplosione, Hayward ha spiegato che i tre punti da cui fuoriesce il greggio verranno chiusi: due con una specie di cappa di metallo ed acciaio che permetterà di convogliare il greggio in superficie ed il terzo possibilmente con una placca d’acciaio fissata da un robot. «Saranno - ha spiegato - operazioni molto difficili». Pare che i lavori per portare a compimento l’impresa di imprigionare le due perdite con una cappa del peso di 74 tonnellate prenderanno almeno sei giorni per la prima, dopo di che la seconda cappa potrebbe essere piazzata entro ulteriori quattro giorni. Per la Guardia Costiera americana però «ci vorranno sei mesi per arginare la marea nera».
La marea nera però, a sorpresa, sta sfiorando anche l’Italia. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha disposto infatti «controlli urgenti» sui nostri pozzi petroliferi. «Il gravissimo incidente occorso alla British Petroleum - si legge in una nota - ha destato un vivo allarme anche in Italia». Domani gli operatori petroliferi offshore (Enis e Edison) saranno sentiti sui sistemi di sicurezza ed emergenza sulle 115 piattaforme presenti nei mari italiani, quasi tutte che producono gas, regolarmente controllate dagli uffici tecnici del ministero. Nella stessa giornata è stata convocata la Commissione tecnica per gli idrocarburi e le risorse minerarie, per la costituzione di un gruppo di lavoro con il compito di acquisire informazioni sulle cause e circostanze dell’incidente alla British Petroleum. È stata poi decisa la sospensione di «ogni eventuale nuova autorizzazione alla perforazione di nuovi pozzi di ricerca di petrolio in mare fino alla conclusione degli accertamenti della commissione» e il sopralluogo dei tre impianti petroliferi operanti nei mari italiani per una «verifica straordinaria dell’efficienza e della sicurezza».
Nella nota si precisa comunque che «nessuna attività del genere, quali perforazioni in acque profonde o esplorazione in aree non conosciute, è in corso né è autorizzata in Italia e che incidenti simili non si sono mai verificati in 50 anni di attività nei mari italiani».

L’obiettivo di queste misure è quello di «rassicurare l’opinione pubblica sull’assoluta qualità dei sistemi di sicurezza, controllo ed emergenza italiani».

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