Economia

Bpi, dall'appello tre anni e mezzo per Fiorani

La Corte d’appello di Milano ha confermato la condanna a Gianpiero Fiorani, ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi (poi Banca popolare italiana), a tre anni e sei mesi per falso in bilancio in relazione ai bilanci 2003 e 2004 dell’istituto

Bpi, dall'appello tre anni e mezzo per Fiorani

Milano - La Corte d’appello di Milano ha confermato la condanna a Gianpiero Fiorani, ex ad della Banca Popolare di Lodi (poi Banca popolare italiana), a tre anni e sei mesi per falso in bilancio in relazione ai bilanci 2003 e 2004 dell’istituto.

Il processo di primo grado Si era celebrato al tribunale di Lodi ed era terminato il 6 ottobre 2009. L’ex ad dell’allora Bpl era stato condannato a una pena di tre anni e sei mesi, confermata oggi in appello, in quanto, secondo la ricostruzione fatta dalla procura di Lodi, nei bilanci 2003-2004 dell’ex Banca popolare di lodi non sarebbero state indicate una serie di operazioni, nascondendo così perdite per circa 200 milioni di euro e facendo così figurare una solidità patrimoniale che la banca non aveva. Lo scopo sarebbe stato quello di "perseguire una strategia di sviluppo del gruppo creditizio ingiusta e illegittima" per consentire anche "di portare a termine importanti operazioni di espansione quali l’acquisizione di Antonveneta".

Le falsificazioni La stessa tesi è stata accolta dalla procura generale di Milano nel corso del processo d’appello, sottolineando che senza quelle falsificazioni Bpl non avrebbe avuto le autorizzazioni per salire nell’azionariato di antonveneta, nonostante il clima di amicizia di cui godeva fiorani in ambienti delle autorità di controllo. Infatti, ha ribadito il pg "quelle omissioni erano funzionali a un disegno strategico, ovvero alla scalata ad antonveneta".

Contestata tesi difesa La procura generale ha inoltre contestato alcuni dei motivi di appello presentati dalla difesa di Fiorani. In particolare, i legali dell’ex manager della banca lodigiana hanno sostenuto che c’è assenza o mancata dimostrazione del danno patrimoniale alle parti civili e la mancata prova della responsabilità di fiorani nei falsi in bilancio contestati. In riferimento a questo secondo punto, il pg ha invece sostenuto che dal processo di primo grado è "emerso con certezza che fiorani non era solo l’ad di Bpl ma la mente pensante del gruppo", per questo non si può affermare che da parte sua non ci sia stata responsabilità.

Nel corso del processo di primo grado la banca ha patteggiato in qualità di ente giuridico una multa di 150mila euro. 

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