Roma

Bravetta, l’ordinanza che inchioda Veltroni

Silvia Marchetti

Spostare non significa risolvere il problema. Che il caso Bravetta fosse destinato a finire in un vicolo cieco - poiché il problema risiede nella «natura» sociale degli ex-inquilini del Residence Roma - lo si era già capito dopo i recenti accoltellamenti alla Giustiniana. Adesso il sindaco Walter Veltroni accusa la sinistra di «seminare paura». «La paura - ha detto ieri il sindaco alla tavola rotonda “Lavoro pubblico e impresa” - è l’alimento di una politica debole. Una politica forte, al contrario, sollecita le speranze. Abbiamo spostato dal Residence Roma in altre parti della città delle persone che avevano 10 punti in graduatoria. Posti in cui va qualcuno a alimentare odio verso cittadini italiani, che hanno diritto alla casa». Ma che il sindaco sia cosciente della mina vagante costituita dagli ex occupanti del residence degli orrori di Bravetta lo dimostra l’ordinanza sindacale del 1° marzo, la numero 59 - guarda caso non ancora pubblicata sul sito istituzionale del Campidoglio - nella quale vengono messe nero su bianco le motivazioni dello sgombero del residence Bravetta. Motivazioni allarmanti che sottolineano la malagestione (e la malafede) del Campidoglio.
L’ordinanza parla chiaro. Due sono i motivi per cui si è reso necessario lo sgombero del residence. Uno: l’emergenza sanitaria rappresentata dall’accumulo di rifiuti. Le «condizioni di degrado igienico-sanitario», si legge nell’ordinanza, sono riconducibili «all’ingente cumulo di rifiuti urbani che rende inutilizzabile il cortile del Residence medesimo, divenuto una discarica a cielo aperto, per l’abitudine degli inquilini di lanciare la spazzatura dalle finestre». Due: l’aumento dei casi di violenza nel XVI municipio, sede del residence. Ed è soprattutto per questa motivazione che i cittadini del XX municipio, come quelli delle altre zone «ospitanti» gli sfollati, sono preoccupati e furiosi con il Comune. Nell’ordinanza c’è scritto testualmente che «la concentrazione di persone con forti disagi sociali ha generato anche condizioni di estrema insicurezza per l’intero quartiere, essendo incrementato il numero di denunce per omicidi, furti, incendi, danneggiamenti alle automobili e rischia di creare condizioni di pericolo per la salute pubblica». Ma non finisce qui: il XVI municipio negli anni passati era già intervenuto più volte in seguito al «disagio manifestato dai residenti, non più disposti a tollerare lo stato di degrado e il clima di paura ingeneratosi». Alle lamentele dei cittadini lo scorso luglio era seguito inoltre un sopralluogo della Asl territoriale che aveva riscontrato lo stesso degrado.
Insomma, Veltroni ora ha cambiato registro e minimizza il problema. Ma quando ha fatto sfollare parte del residence era ben cosciente di spostare qualche municipio più in là la patata bollente, «al fine di prevenire pericoli che minacciano l’incolumità e la salute dei cittadini» del XVI municipio. E alla salute dei residenti della Giustiniana, di San Basilio e della Maglianella il sindaco ci pensa o no?
«Qui ce l’hanno tutti a morte con Veltroni - tuona Marco Petrelli, consigliere An in XX municipio - che ha trasferito sulla Giustiniana la delinquenza e il degrado di via di Bravetta. Ma non è così che si risolvono i problemi, la questione va affrontata a monte, sia nella gestione del problema sociale rappresentato da questi sfollati, sia nel coordinamento con i municipi che ci doveva essere e non c’è stato. Noi non ce l’abbiamo con gli sfollati, che sono anche loro delle vittime - chiarisce Petrelli - ma con il Campidoglio che si è limitato a spostare qui, in una zona alberghiera, 26 famiglie.

E presto ne arriveranno altre 50».

Commenti