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Bruxelles, abusi pedofili Commissione della Chiesa si dimette per protesta

La commissione creata dalla Chiesa per esaminare i casi di abusi sessuali sui minori in Belgio si è dimessa in blocco contro i metodi usati dalla procura e criticati dal Papa. Era guidata da Peter Adriaenssens

Bruxelles, abusi pedofili 
Commissione della Chiesa 
si dimette per protesta

Bruxelles - La commissione creata dalla Chiesa per esaminare i casi di abusi sessuali sui minori in Belgio, guidata da Peter Adriaenssens, si è dimessa in blocco. E, dopo le perquisizioni di settimana scorsa, il Sir, l’agenzia della conferenza episcopale italiana, bolla l'iniziativa come "persecuzione contro la Chiesa" realizzata da quelle forze che "sempre la combattono con pervicacia".

La Commissione d'inchiesta lascia Dopo le dimissioni del suo presidente, Peter Adriaenssens, è l’intera Commissione incaricata di esaminare i casi di abusi sessuali che riguardano esponenti ecclesiastici a rassegnare le dimissioni. Secondo l’emittente belga Rtbf, la decisione fa seguito alla perquisizione (giovedì scorso) della sede di Lovanio, e il sequestro di tutto l’archivio da parte delle autorità giudiziaire, che indagano su episodi di abusi sessuali avvenuti nell’ambito della Chiesa belga. "Ci dimettiamo perchè la fiducia tra la giustizia e la Commissione è stata deteriorata e di conseguenza anche la fiducia tra la commissione e le vittime che si sono rivolte a noi", ha detto Karlinin Demasuer, uno dei membri della commissione, facendo riferimento alle perquisizioni avvenute giovedì all’arcivescovado di Mechelen e al sequestro dei 475 dossier raccolti dalla Commissione da parte della procura di Bruxelles.

Una decisione all'umanità Il presidente della commissione, il professore dell’Università di Lovanio Peter Adriaenssens, aveva inviato ieri sera una mail ai componenti dell’organismo, preannunciando la sua intenzione di dimettersi dall’incarico. Stamattina, dopo una breve discussione, tutti i componenti hanno deciso di seguire il suo gesto. "Il dibattito su come risolvere i problemi delle vittime si sposta ora tra i responsabili politici, la giustizia e l’opinione pubblica", ha detto Adriaenssens, dando conto della decisione collettiva di gettare la spugna. Le dimissioni della commissione lascia un vuoto: molte delle vittime che si erano rivolte a questo organismo indipendente creato nel 2000 per denunciare gli abusi, nel quadro di una relazione pastorale con la Conferenza episcopale belga, avevano chiesto esplicitamente di non volere fare ricorso alla giustizia. Ma i 475 dossier sono ora nelle mani degli investigatori e la giustizia dovrà fare il suo corso. La decisione sul futuro della Commissione è invece nelle mani della Chiesa che deciderà giovedì se mantenerla con altri membri o se mettere la parola fine a questa esperienza.

Santa Sede: "Chiesa perseguitata" "La vicenda è gravissima - si legge nella nota del Sir diffusa questa mattina - e ha dell’incredibile: immediata è stata la protesta diplomatica della Santa Sede, cui è seguito un fermo messaggio del Papa al presidente della Conferenza episcopale belga, mons. Andrè-Joseph Lèonard". Secondo il Sir, è "lecito dubitare dell’efficacia nel merito, cioè a tutela degli abusati delle iniziative così clamorose messe in atto contro i vertici della Chiesa in Belgio, che invece hanno un’indubbia portata propagandistica. L’occasione dell’emergere di abusi, infatti, è troppo ghiotta perchè non sia colta da quelle forze che da sempre combattono la Chiesa, con una pervicacia che appunto viene da prima dell’affermazione del comunismo reale, e dalle sue iniziative di persecuzione delle Chiese cristiane".

"Il passaggio è delicato - prosegue la nota del Sir - la Chiesa non vuole nè richiede privilegi, ha imboccato con grande chiarezza la linea della purificazione ma, nello stesso tempo, non si possono tollerare strumentalizzazioni nè scorciatoie ideologiche o propagandistiche, come pure generalizzazioni arbitrarie".

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