Politica

«Buco» da 18 milioni di euro, salta la Fiera del Mediterraneo

Per la prima volta dal 1946 l'esposizione internazionale di Palermo quest'anno non si farà. Il disastro economico impedisce ogni attività. Col fiato sospeso i 37 dipendenti dell'ente che da nove mesi vanno al lavoro per non fare nulla

Da 64 anni, per i palermitani e non solo, era un appuntamento fisso. Un appuntamento fisso come può esserlo una grande esposizione che, da Palermo, guarda a tutto il vicino bacino del Mediterraneo. Ma la conta delle edizioni si ferma purtroppo al numero 63. Sì, perché la Fiera del Mediterraneo, fiore all'occhiello per anni del capoluogo siciliano - solo l'anno scorso ben 400mila visitatori, un giro d'affari di tre milioni di euro - quest'anno non si farà. Il «buco» di bilancio, che nel tempo è cresciuto come un mostro sino ad arrivare a 18 milioni di euro, non consente nessun tipo di attività. E il rischio è la morte definitiva. Sì, perché a meno che non si trovino privati disposti a farsi carico di organizzazione e padiglioni, il rischio è che l'ente fiera venga direttamente messo in liquidazione.
Un altro pezzo di Palermo che se ne va. Come i tanti, troppi negozi storici che soprattutto nell'ultimo anno - da Battaglia a Hugony – sono stati costretti a chiudere i battenti e a gettare la spugna. Ma quella della Fiera del Mediterraneo, campionaria internazionale in vita dal 1946, è un'altra storia. La storia di un carrozzone pubblico in cui la politica ha fatto il bello e il cattivo tempo. Un pozzo senza fondo che per anni ha assorbito risorse. E che, paradosso nel paradosso, continua a succhiare soldi, come una sanguisuga. Soldi gettati al vento, visto che nel frattempo l'attività è stata interrotta.
A fare le spese di questa situazione che chiamare paradossale è mero eufemismo, i 37 dipendenti dell'ente. Che da nove mesi, diligentemente, vanno tutti i giorni al lavoro per non fare nulla, perché nulla c'è da fare. L'ultimo finanziamento pubblico, un milione di euro, riguarda proprio loro, o meglio i loro stipendi. La situazione degli impiegati ha davvero dell'incredibile. Molti non hanno più neanche il computer, perché i creditori si sono rifatti anche su pc e scrivanie. E così, ogni giorno, sono lì, in servizio. In servizio col patema d'animo di un futuro che non sanno quale sarà.
Un pozzo senza fondo che assorbe finanziamenti come una spugna, si diceva, l'esposizione diventata ormai fiera fantasma. Tra gli ultimi, un milione e mezzo di euro europei utilizzati per ammodernare due padiglioni. Invano, visto che inutilizzati e senza manutenzione sarebbero già da ristrutturare di nuovo.
Che accadrà? Difficile dirlo. La Regione Sicilia punta alla privatizzazione, unica via d'uscita dal disastro.

Ci sarebbe anche una cordata di imprenditori palermitani pronta a rilevare la fiera e a tentare la scommessa del rilancio.

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