Cultura e Spettacoli

C'è da smarrirsi nella selva oscura dei telecomandi

La televisione è come il computer e il cellulare: tutti la criticano, talvolta la insultano, ma nessuno può farne a meno.

C'è da smarrirsi nella selva oscura dei telecomandi

La televisione è come il computer e il cellulare: tutti la criticano, talvolta la insultano, ma nessuno può farne a meno. Quando la sera, dopo cena, rincaso, prima ancora di togliermi la giacca, accendo l'apparecchio. Il video illuminato e le voci di coloro che vi compaiono mi fanno compagnia, aiutano a rompere il silenzio nell'alloggio di un single , sia pure momentaneo. Molti miei conoscenti giurano di schifare i programmi televisivi e di avere rinunciato da tempo a seguirli. Dicono che preferiscono leggere che non rimbambirsi guardando i talk show. Non ci credo. Sono persuaso che amare la lettura non significhi rifiutarsi di dare un'occhiata a quello che accade sul piccolo schermo, magari con piacere.

Coloro che snobbano la tv probabilmente vogliono soltanto darsi delle arie a buon mercato e passare per intelligentoni dotati di gusti più raffinati rispetto a quelli del popolo bue. In realtà, ciò che emettono le antenne, pubbliche o private, non è da rigettare in toto: bisogna sapere selezionare le trasmissioni in grado di soddisfare le attese personali. Questa è un'ovvietà. Ma giova ricordarla perché ultimamente chi cerca un canale ne trova un altro che non gli va a genio.

Alle origini non esisteva il telecomando. Pigiavi un tasto e ti beccavi quel che passava il convento ossia la Rai, che disponeva di un'unica stazione: telegiornale, film, sceneggiati e quiz. Alle ore 23, festa finita: ascoltavi l'inno di Mameli e via a nanna. È trascorso mezzo secolo da quell'epoca e frattanto il numero delle opportunità offerte dall'ex monopolio è cresciuto e ne abbiamo perso il conto. Si sono aggiunte le emittenti private, una miriade e oggi teoricamente c'è solo l'imbarazzo della scelta: la gamma dei programmi è vastissima. Ripeto, teoricamente. In pratica è un gran casino. Intanto, schierati sul tavolino del salotto i telecomandi sono tre o quattro, e per trovare quello giusto devi fare cento prove, al termine delle quali sei già stordito. Poi cominci a smanettare e sul video arriva di tutto, una discarica di immagini, comprese quelle che mandano in sollucchero gli onanisti di ogni età. Indugi per curiosità un paio di minuti e riprendi a smanettare, e anche a smoccolare: la trasmissione che cerchi non c'è verso di rintracciarla. Cambi telecomando, e avanti con i tentativi: c'è un tizio che vende villini in una misteriosa località montana; ecco una sciocca che, a gentile richiesta telefonica, ti fa l'oroscopo; poi ti si parano davanti quattro sfegatati tifosi di calcio che litigano furiosamente per un fallo laterale o un cartellino rosso.

Ma chi se ne frega di questa roba. Desidero vedere Matrix . Aspetta e spera. Pigio il tasto 5 convinto di avere azzeccato, niente: il video si tinge di azzurro e una scritta avverte che è necessario compiere altre manovre. Disattivo il decoder di Sky, si spegne la lampadina verde e si accende quella rossa. Ok, ci siamo. Illusione. Mediaset è sparita. Infatti, sono invisibili pure Rete 4 e Italia 1. Una rivoluzione ha modificato il sistema e tu non capisci più un'acca. Il digitale doveva semplificare e, invece, ha creato una confusione pazzesca. Quindi è arrivato Premium e ho appreso che per goderselo, a parte una congrua spesa, è indispensabile procurarsi un decoder speciale.

È sufficiente che si svolga una gara di Formula uno, e Raiuno si blocca negandoti anche il monoscopio di buona memoria. Uno sfacelo. Convoco mio nipote Tommaso di anni 9 e gli chiedo soccorso. Lui scuote la testa e mi dà dell'analfabeta tecnologico. Ha ragione.

Ridatemi Pippo Baudo e tenetevi i tormenti.

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