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Caccia al tesoretto di Parolisi: «È il vero movente del delitto»

Il vero segreto di Salvatore Parolisi non sembra legato né agli stupefacenti, né agli inconfessabili misteri della caserma Piceno a cui la Procura di Teramo ha fatto riferimento nei giorni scorsi. Cioè alla possibilità che gli istruttori avessero contatti con alcuni transessuali. Ma al vil denaro. Per l'accusa, la nuova chiave del delitto di Ripe di Civitella potrebbe nascondersi dietro i centomila euro individuati questa settimana dai carabinieri del Ros, che insieme alla Guardia di Finanza hanno mappato i movimenti bancari del caporalmaggiore e fatto emergere l'inaspettato «tesoretto» di Parolisi. Quasi tutto custodito in un conto bancario tenuto nascosto alla moglie Melania Rea. Con cui Salvatore condivideva soltanto una piccola parte dei risparmi: 10 mila euro depositati presso un istituto di Ascoli a cui avevano accesso entrambi. Gli altri 90 mila, Parolisi li aveva «nascosti» in una banca di Frattamaggiore su un conto intestato a lui solo. Tanto da spingersi a rassicurare l'amante Ludovica Perrone, un mese dopo la morte della moglie, sul loro futuro insieme: «Non ti preoccupare, perché tu vivrai di rendita, capisci?».
Secondo la Procura di Teramo, che ha delegato i nuovi accertamenti patrimoniali, è la telefonata che Parolisi fa all'amante il 9 maggio a centrare l'inchiesta sul nuovo probabile movente: quello economico-sentimentale. Da una cabina Parolisi si trattiene in conversazione per quasi un'ora, e parla di soldi. Anche Ludovica parla di denaro. Di nuovo. Come facevano sin da marzo via chat: «Soldi, se vorrà chiederteli te li chiederà sempre», diceva la recluta rispondendo a Parolisi. Che della separazione dalla moglie ne faceva proprio un problema economico, almeno così diceva a Ludovica.
Ora i nuovi accertamenti hanno portato alla cifra effettiva che Salvatore pareva non voler condividere con Melania. Soprattutto, non voleva perdere la somma che considerava soltanto sua. Il pensiero «lo ossessionava» scrive la Procura di Teramo. Perché con Melania erano in comunione dei beni e forzando la separazione avrebbe perso buona parte di quanto accumulato grazie alle quattro missioni all'estero che lo hanno visto nei Balcani e in Afghanistan, fino a diventare addestratore presso il reggimento Piceno di Ascoli, dove ha conosciuto Ludovica.
Lo stesso Tribunale del Riesame dell'Aquila, che martedì ha confermato la reclusione, sottolinea che «la separazione dalla moglie casalinga senza attività lavorativa, e con una figlia piccola da mantenere, avrebbe comportato per lui una situazione economica estremamente difficile». Ma Ludovica non sembrava, già allora, disposta a sentire ragioni: «Non me ne frega niente né dei soldi né della legge: o te ne vai di casa subito o è finita per sempre. Non accetto che continui a vivere con lei». Parolisi le aveva infatti prospettato una sorta di accordo con Melania teso a ridurre i danni materiali. Un accordo «conveniente anche per il mio futuro con te», spiega senza sapere di essere intercettato. Perché, scriveva stavolta via chat, la sera del 16 marzo: «Hai ragione quando dici che basta fare le valigie e tutto finisce, ma non è proprio così. Mi tocca dargli altri soldi che tu sai che mi dovevano arrivare visto la comunione dei beni che ho fatto». Il riferimento non è soltanto al suo stipendio di sottufficiale dell'Esercito, ma anche ad un risarcimento danni incassato dopo un incidente stradale. Per la Procura, i nuovi elementi testimoniano un'attenzione ossessiva verso il denaro. Tanto rinfacciare a Ludovica i 6 euro spesi per la telefonata.

In settimana, i nuovi interrogatori tesi a dimostrare questo movente.

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