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Cairo, le guide turistiche contro gli islamisti salafiti: minacciano il turismo

Un migliaio di guide turistiche al Cairo hanno protestato contro l'avanzata degli islamisti - salafiti - alle elezioni. La paura è che un Parlamento a maggioranza religiosa possa rovinare l'industria turistica egiziana

Cairo, le guide turistiche contro gli islamisti salafiti: minacciano il turismo

Questa volta non è piazza Tahrir a essere teatro di una manifestazione, ma le piramidi, davanti alle quali venerdì si sono radunate circa mille persone, la maggior parte guide turistiche. Hanno protestato contro la minaccia islamista radicale nei confronti di una delle maggiori entrate dell'Egitto: il turismo. I risultati parziali delle lunghe elezioni che si chiuderanno a febbraio raccontano già un Parlamento in cui i movimenti islamisti avranno quasi sicuramente la maggioranza.

Nel primo turno del voto, Giustizia e Libertà, espressione politica dei Fratelli musulmani, gruppo bandito in Egitto fino alla caduta del regime a febbraio, ha ottenuto il 37%. Ma la vera sorpresa alle urne è arrivata dal 24% conquistato dai salafiti, una corrente islamica ultra conservatrice e purista, il cui successo preoccupa molti in Egitto e all'estero. A spaventare gli egiziani liberali, i religiosi moderati e anche tutte le persone che lavorano nell'ambito del tursimo sono le dichiarazioni di alcuni membri del partito Nour, gruppo salafita, in seguito al primo successo elettorale.

Abdel Moneim Al Shahat, uno dei candidati di Al Nour, che ha perso al ballottaggio di lunedì il seggio in Parlamento, è uno dei salafiti più noti sulla nuova scena politica del Cairo, spesso presente a talk show e trasmissioni televisive. Era già stato ripreso dai giornali egiziani e del resto del mondo per aver detto in pubblico che le opere del premio Nobel egiziano per la Letteratura, Naguib Mahfouz, promuovono la prostituzione, l'uso di droghe e il vizio. Davanti alle telecamere di Dream Tv, emittente egiziana, ha causato l'ira e sollevato le paure di molti suggerendo che le antiche statue faraoniche andrebbero ricoperte di cera, perché simboli di un passato idolatra.

Le sue parole hanno riportato alla mente di molti le immagini dei giganteschi Buddha in pietra di Bamiyan, in Afghanistan, fatti saltare in aria dai talebani nel 2001, perché appartenenti a un mondo non islamico. Le dichiarazioni di Shahat hanno sollevato talmente tante polemiche e paure che gli altri leader del partito Nour hanno imposto al loro collega di non fare più dichiarazioni alla stampa. Le guide turistiche che venerdì si sono ritrovate davanti alle piramidi temono ora che una vittoria degli islamisti possa portare al bando degli alcolici nel Paese, all'imposizione di un codice di abbigliamento conservatore sulle spiagge del mar Rosso, frequentate dai turisti di tutto il mondo e in generale all'imposizione di leggi estreme e a una chiusura non positiva per il turismo.

Shahat non è l'unico volto noto del partito Nour ad aver fatto sorgere preoccupazioni che vanno ben oltre il settore del turismo.

Un membro del comitato direttivo del movimento politico, Shaaban Darwish, ha definito pubblicamente la democrazia "un'eresia" e ha attaccato i rivali politici liberali con queste parole: "Dobbiamo obliterare il liberalismo introdotto da Sadat e Mubarak e reinstaurare la legge dell'islam". Yasser Borhami, altro politico del movimento salafita, ha definito i cristiani "infedeli" e dichiarato che ammettere le donne in Parlamento è una "corruzione" e che il partito Nour è stato obbligato dalle leggi elettorali a permettere alle donne di candidarsi. Sui manifesti elettorali in giro per il Paese, le candidate del partito non appaiono in fotografia accanto a loro colleghi.

Al loro posto, c'è un fiore con il un nome femminile scritto sotto.

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