In Calabria c'è sempre più fede nel turismo

In Calabria c'è sempre più fede nel turismo

Basiliche e chiese, musei, monasteri e conventi. Sono le tappe del turismo religioso, che in Italia sposta persone e risorse lungo le tappe della cristianità. Coinvolge più di 5 milioni di turisti l'anno, di cui 3milioni sono stranieri, e più di 2 milioni italiani.
Un mercato che non conosce stagioni, nè età. Ma soprattutto non conosce crisi. L'identikit del pellegrino, infatti, è diverso da quello del turista tradizionale. Non si muove esclusivamente in estate, quindi è una risorsa per la destagionalizzazione delle tradizionali mete turistiche. Non riguarda solo i giovani, il cui portafogli è poco rifornito, non conosce età pensionabile. E, a dispetto dell'apparenza, non è un turismo che si nutre solo di fede. Perché imbarcarsi in un viaggio attraverso le «cattedrali» del cattolicesimo, significa immergersi nella storia dell'arte e della cultura della nostra civiltà.
Se poi cultura, arte e religione sono incorniciate da acque cristalline, e sono abbracciate da spiagge che si srotolano per chilometri, è ancora meglio. Probabilmente siete arrivati in Calabria. Non a caso nella regione, si tiene Borsa Aurea, punto di riferimento per il comparto del turismo religioso, che fa incontrare le imprese con gli operatori del settore.
La prima tappa del nostro viaggio è il santuario di San Francesco di Paola, protettore di tutta la regione e della gente di mare. L'edificio, consacrato nel XVI secolo, è un luogo di pellegrinaggio per tutto il Meridione. All'interno lo stile romanico della basilica, semplice e quasi spoglia, si fonde con gli orpelli barocchi dell'elegante cappella che racchiude le reliquie del santo. Interesse artistico e misticismo, storia dell'anima – l'ordine dei Minimi fu ancora più penitenziale di quello francescano –, che si materializza in monumenti solidi e austeri.
Poi si incontrano monumenti che sono santuari di roccia e di carne, dedicati alle tragedie scampate attraverso la preghiera e la devozione. La Chiesa di Piedigrotta, a Pizzo Calabro, paese di novemila anime in provincia di Vibo Valentia, è un gigantesco ex voto innalzato a un miracolo collettivo. Una spettacolare preghiera, scavata nella roccia arenaria, da un gruppo di marinai napoletani che nel Seicento fece naufragio in questo splendido spicchio di mare. Una grotta le cui pareti sono fatte di sabbia, gusci di ricci di mare e conchiglie sminuzzate e compresse, collocata a ridosso della spiaggia. Qui, i sopravvissuti portarono poi il ritratto della Madonna che avevano pregato durante la tempesta, e allestirono la chiesa. Al suo interno, statue dedicate a Santa Rita, San Francesco di Paola e San Giorgio. Fuori, un mare baluginante che toglie il fiato. Passando da Pizzo non si può non fare una sosta al Castello della città, dove fu imprigionato e trovò la morte Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone. Dopo aver scritto una lettera di addio alla moglie e ai figli, si presentò davanti al plotone di esecuzione e affrontò la morte guardandola negli occhi. E con la vanità a cui gli uomini che si sono fatti da soli non rinunciano, disse ai suoi boia: «Risparmiate il mio volto, mirate al cuore». La Calabria è anche terra di grandi filosofi della cristianità, che hanno lasciato una traccia indelebile, spirituale e architettonica, nel paesaggio. Lo ha fatto Gioacchino da Fiore, con la sua Abbazia Florense. Gioacchino, abate cistercense, alla fine del dodicesimo secolo, fondò un nuovo ordine e creò l'abbazia. La storia dell'edificio è fatta di continue metamorfosi: trasformata in chiesa barocca nel Settecento, è stata poi riportata alla struttura originaria nel secolo scorso. In questo santuario, si respira il senso della spiritualità e della contemplazione che il suo fondatore ha voluto imprimere all'ordine monastico, combattendone le corruzioni e le degenerazioni. Una battaglia per la rinascita della Chiesa, una filosofia che ha voluto riportare l'uomo e le sue speranze al centro della fede. Quasi un anticipo di Rinascimento.


E l'assaggio di una terra aspra e dolce allo stesso tempo, in grado di coniugare arte, natura e spiritualità con il piacere del viaggio.

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