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Calciopoli, la difesa Moggi "Facchetti da Bergamo Anche lui faceva le griglie"

Gli avvocati di Moggi chiedono l'acquisizione di 75 telefonate "inedite" tra gli ex designatori e diversi dirigenti di club. Ok della procura. Il colonnello dei carabinieri Auricchio: "Facchetti andava dal designatore e chiedeva Collina in griglia"

Calciopoli, la difesa Moggi 
"Facchetti da Bergamo 
Anche lui faceva le griglie"

Napoli - Calciopoli torna protagonista della cronaca giudiziaria. Oggi, l'udienza considerata decisiva dalla difesa dell’ex dg della Juventus, Luciano Moggi, chiede di acquisire agli atti le trascrizioni di 75 telefonate che erano "inedite" e che sono state esaminate dai proprio consulenti. Le telefonate si riferiscono a conversazioni con indagati, tra i quali gli ex designatori Bergamo e Pairetto da parte di diversi dirigenti di società di calcio. La questione è stata illustrata dall’avvocato Maurilio Prioreschi che insieme con l’avvocato Paolo Trofino assiste Moggi. La difesa ha chiesto anche l’acquisizione di circa 3mila "contatti" telefonici con indagati da parte di dirigenti di società (si tratta dei contatti ricavati dai tabulati anche relativi ai centralini dei club calcistici).

Ok della procura Tra le telefonate trascritte dalla difesa di Moggi che ne ha chiesto l’acquisizione al Tribunale di Napoli vi è anche una telefonata di condoglianze all’ex presidente dell’Inter, Giacinto Facchetti, per la morte della sorella, nonchè una telefonata che Bergamo fa a un dirigente del Bologna per ottenere un numero di telefono dell’allenatore Mazzone richiestogli da un giornalista. Lo ha sottolineato il pubblico ministero Narducci in chiusura della udienza del processo di Calciopoli. Il pm ha comunque precisato che la procura non si oppone all’acquisizione "in modo che possono essere vivaddio trascritte fedelmente e potremo così ragionare su dati veritieri".

Botta e risposta Auricchio-difesa Moggi Momenti di nervosismo, nel contro esame del tenente colonnello dei carabinieri, Attilio Auricchio, l’investigatore principale nell’inchiesta calciopoli, e uno dei legali dell’ex dg della Juve, Paolo Trofino. In particolare esaminata una riunione a casa di Paolo Bergamo, a capo dei designatori arbitrari, dopo una partita di anticipo del Milan a fine campionato, quando la Juve a 82 punti era già automaticamente vincitrice del titolo, con il Milan a 78 punti. Ad Auricchio, Trofino ha chiesto anche se nel corso degli interrogatori si sia avvalso delle intercettazioni fatte nel corso delle indagini. "Se abbiamo agito su delega della procura - è la risposta - è chiaro che abbiamo agito avvalendoci delle telefonate e facendole ascoltare per quelle che avevamo trascritto". Trofino insiste sulla coincidenza tra alcuni interrogatori - chiave e le prime notizie sui 41 avvisi di garanzia emessi nell’ambito dell’inchiesta, Auricchio precisa che queste avvennero nei "giorni successivi" all’11 maggio del 2005 e che "sicuramente gli indagati non venivano con piacere". Poi Trofino chiede se l’allora presidente dell’Inter, Giacinto Facchetti, andasse a casa di Bergamo: "Se mi chiede di Facchetti, mi risulta. Non mi risulta di Moratti" è la risposta. In aula è arrivato anche il figlio di Moggi, Alessandro, non coinvolto nel procedimento giudiziario napoletano.

Le griglie dell'Inter Anche l’allora presidente dell’Inter, Facchetti, parlava di griglie arbitrali. Nel corso dell’udienza lo ha sottolineato l’avvocato Trofino in una domanda fatta al colonnello Auricchio che ha condotto le indagini su Calciopoli. Trofino ha citato una telefonata, che non appartiene a quelle già trascritte e contenute nelle informative, del 26 novembre 2004 in cui il dirigente nerazzurro conversa con l’ex designatore Bergamo. Facchetti: "E allora per domenica?". Bergamo: "Facciamo un gruppo di internazionali così non rischiamo niente". Facchetti: "Va beh, metti dentro Collina". Il penalista ha chiesto al testimone perché questa telefonata non fosse stata considerata dagli investigatori. "La conversazione tra Bergamo e Facchetti - ha replicato Auricchio - è stata registrata e trascritta, ma non è nell’informativa perché non è stata considerata investigativamente utile".

Le 450 chiamate di Moggi Sono circa 450 le telefonate che intercorrono, nel periodo dell’indagine di calciopoli, tra l’ex dg della Juventus Moggi e i designatori degli arbitri Bergamo e Pairetto. E parte delle conversazioni non sono intercettate in quanto avvenivano sulle utenze estere con schede sim "segrete" che il dg bianconero avrebbe fornito ai designatori, secondo l’accusa, per conversazioni riservate. Il dato è stato fornito dal colonello Auricchio che, verso la fine dell’udienza, ha risposto alle domande dei pm Narducci e Capuano. Secondo l’investigatore che ha condotto l’indagine Off side sugli illeciti nel mondo del calcio, tra Bergamo e Moggi risultano 104 telefonate in entrata e 76 in uscita, sulle utenze riservate 22 in entrata e 2 in uscita oltre a "25 in entrata su cellulare a disposizione". Mentre tra Pairetto e Moggi, 72 in entrata e 128 in uscita, sulle utenze straniere 42 in entrata e 49 in uscita e 12 telefonate "dirette", come ha dichiarato in aula. Auricchio ha anche spiegato che sulle utenze riservate Moggi parlava con i designatori e diversi arbitri mentre non risultano contatti di Moggi con operatori del mercato del calcio. L’ufficiale dei carabinieri ha replicato così a una precedente affermazione della difesa di Moggi, secondo cui le telefonate riservate avevano a oggetto operazioni di compravendita di calciatori.

Lo striscione degli juventini Sotto una pioggia battente, alcuni supporters della Juventus hanno esposto uno striscione con la scritta "Senti chi parla" e indossando sciarpe e felpe della Juve oltre a magliette ironiche nei confronti dell’Inter. Ma l’ingresso nel Palazzo di Giustizia era stato loro negato. L’aula 216, dove si svolge l’udienza, è piena di giornalisti e fotoreporter. Tra gli imputati presenti ci sono l’ex designatore degli arbitri, Pierluigi Pairetto, e le ex giacchette nere De Santis e Bertini. È atteso l’arrivo dell’ex dg bianconero e principale imputato del processo, Luciano Moggi.

Trentamila intercettazioni Lo scandalo del calcio, il libro rosso o nero del pallone italico, di fondo, si fonda su 30mila intercettazioni. Quelle "ritrovate" sono 171mila. E se si escludono i contatti non andati a buon fine e si scremano le conversazioni private o inutili, si stringerebbe su un cerchio di 40mila. Sinora i consulenti scelti dalla difesa di Moggi non le avrebbero nemmeno finite di ascoltare tutte. In ogni caso del circa migliaio di cui si vorrebbe chiedere la trascrizione ufficiale si dovrebbe arrivare ad una richiesta di molto inferiore. Necessaria affinché la domanda venga accettata. Per la giustizia sportiva, però, oggi ci sarà solo un passaggio. I legali della Figc, che sono parte civile nel processo, non si opporranno alla richiesta della difesa Moggi. Al contempo, qualunque sia la decisione dei giudici ordinari, verranno acquisite dagli inquirenti sportivi, tutte le intercettazioni ritenute "interessanti". Da lì ad immaginare una "Calciopoli lato b" che coinvolga l’Inter, la Roma o chissà quale altra squadra, è tutt’altro paio di maniche. Gli hurrà dei tifosi della Juve su internet sembrano anticipare di troppo la cronaca.

E questa deve essere ancora scritta.

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