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Calderoli: "La Lega vero salvavita del premier"

Il ministro per la Semplificazione: "Il nostro è un tandem perfetto: dopo le Regionali il nostro rapporto ne esce rafforzato. Sul presidenzialismo ho pronta una proposta che piacerà al Cavaliere. Il sindaco di Milano? I due leader decideranno insieme"

Calderoli: "La Lega vero salvavita del premier"

Roma - Sorride di gusto, Roberto Calderoli, nel ricordare l’ironia mattutina di Silvio Berlusconi: «Mi sa che dovremmo mettere il Pdl nella Lega e non viceversa...». Battuta concessa agli amici padani da un premier «contentissimo», perché «è come se i nostri voti li avesse preso pure lui» e dalle Regionali «il nostro rapporto esce rafforzato». Per capirci, «i su e giù che ogni tanto compaiono nel Pdl vengono compensati dal Carroccio, vero ammortizzatore politico e sua assicurazione sulla vita». C’è dunque «assoluta intesa» tra Cavaliere e Senatùr, grazie pure al loro «rapporto umano fuori dal comune».

Una garanzia in più, ministro, per la tenuta del centrodestra?
«Assolutamente sì. Non a caso, sempre a margine del Cdm, a cui per la prima volta Bossi si è presentato in anticipo, Berlusconi ha ribadito che lascerà la politica il giorno stesso in cui si ritirerà Umberto».

Perché allora non vi federate?
«Non ho più sentito parlare di questa opzione da quando l’abbiamo rifiutata. Ma il nostro valore aggiunto è intercettare altri consensi. Quindi, che differenza fa, dato che il tandem è già perfetto?».

Si eviterebbero forse altri mugugni: vedi la candidatura a sindaco di Milano avanzata da Bossi.
«Tutto ciò che per voi è discussione, polemica, in realtà non esiste».

Sarà.
«È così. E come sempre i due risolveranno tutto in un minuto, a quattr’occhi. Entrambi guardano al risultato finale, come avvenuto per Veneto e Piemonte, ottenendo un risultato stratosferico».

A proposito, mollerete il ministero dell’Agricoltura, in capo al neo-governatore Luca Zaia?
«Idem come sopra».

E come la mettiamo con la rabbia di Renato Brunetta?
«Acqua passata. È finita stamattina (ieri per chi legge, ndr) a Palazzo Chigi, con l’abbraccio tra lui e Bossi. L’amarezza rimane, è naturale: a nessuno piace perdere nella propria città. Ma sia su di lui che su Roberto Castelli a Lecco ha influito il mantenimento del doppio incarico».

Ma vale pure per voi.
«Sì, è sempre inaccettabile. È ora di finirla, avverrà presto. Il premier concorda in pieno».

Intanto lo incontrerete la settimana prossima per delineare la «road-map» sulle riforme.
«Già, non possiamo perdere l’occasione. Si deve sfruttare l’incrocio astrale favorevole. Nei prossimi tre anni, senza elezioni, dovremo sederci tutti attorno a un tavolo».

Sedia pure a Gianfranco Fini?
«Ci mancherebbe. E poi, come si punta a larghe intese se non hai il via libera nel tuo schieramento? Sarebbe un paradosso. È tutto ok e con il presidente della Camera ci siamo sentiti da poco».

Auguri pasquali?
«Non mi ha chiamato solo per questo. Ci vedremo presto per festeggiare e parlare di riforme».

Condivise. Un tormentone?
«No, è l’occasione giusta anche per il Pd, l’unico strumento per uscire dall’angolo. Deve assumere un ruolo diverso per volare alto. Bersani la testa ce l’ha e credo che da lui arriverà una risposta positiva».

Presidenzialismo come contrappeso al federalismo?
«Sì. E stiamo già approfondendo una variante rispetto al premierato proposto da Berlusconi».

A cosa allude?
«Con le giuste modifiche, il sistema che meglio si adatta all’Italia credo sia quello del semi-presidenzialismo alla francese. Porterò le carte al premier e, conoscendolo, la proposta cadrà a fagiolo».

Quali sarebbero le modifiche?
«Posso dire che stiamo ragionando molto sui bilanciamenti, necessari per arrivare a un sistema che regga senza accentrare troppo».

Ma non eravate contrari?
«Anche noi in passato abbiamo avuto molte perplessità. Ma la scelta del capo dello Stato finora è sempre stata affidata alla politica. Sarebbe meglio invece dare la scelta ai cittadini: è la vera democrazia».

E poi, giustizia e fisco, su cui il federalismo inciderà molto.
«Non c’è dubbio. E poi il governo ha già la delega al riordino del sistema fiscale, su cui lavora da tempo Tremonti. Passate le elezioni, presto vedranno la luce quasi tutte le iniziative in cantiere».

La prima?
«Arriverà a maggio con il decreto sul federalismo demaniale.

Si parla di decine di miliardi di entrate “fresche” per gli enti locali, senza incidere sulla pressione fiscale».

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