Politica

Calderoli va al Sud e gli viene la febbre

Il ministro a Palermo malgrado il malanno: «I governatori meridionali temevano fregature. Ho spiegato il federalismo e si sono tranquillizzati»

da Roma

Una volta i viaggi della Lega nel cuore del Mezzogiorno li avrebbero chiamati «viaggi della speranza». Oggi di acqua sotto i ponti ne è passata e a sentire Roberto Calderoli, ieri in missione per spiegare il federalismo fiscale a calabresi e siciliani, la sintonia con il sud è ormai una certezza. E il fatto che il ministro della Semplificazione sia sbarcato a Palermo con 40 di febbre non è altro che un caso e non certo una «reazione allergica» come qualcuno ha malignato.
Un tour, quello di Calderoli, durante il quale ha incontrato il presidente del Senato, Renato Schifani e i governatori della Calabria Agazio Loiero e della Sicilia, Raffaele Lombardo, ottenendo un bilancio positivo. «Temevano di essere fregati», ha ricordato Calderoli «ma poi quando hanno visto che le loro richieste erano nel testo si sono tranquillizzati». Anche se qualcosa resta da limare, come la proposta di Loiero sulla condivisione dei dati economici e finanziari. Però è la soddisfazione il sentimento dominante. A partire da Schifani che da siciliano sul federalismo ha detto: «Ci sono tutti i presupposti perché si riduca il gap tra Nord e Sud. Ritengo che ci sia la piena volontà di tutto il Mezzogorno di dotarsi di modelli di efficienza competitivi». Quindi pace fatta tra la Lega e il sud, una pax a cui il Carroccio lavora ormai da tempo. Era settembre 2005 quando Calderoli con lo stato maggiore del Carroccio, discese a Reggio Calabria per il devolution day. Un’occasione per riallacciare con gli «amici calabresi», con cui qualche mese prima era venuto ai ferri corti per via di una diatriba sul numero dei forestali che lui voleva ridurre proponendosi anche come Commissario per la controversia. An non lo fornì della sua benedizione, così al tempo disse: «Ignazio La Russa prevede che verrò dato per disperso sull'Aspromonte. Vuole scommettere invece che mi innamorerò dei calabresi? Anzi. Delle calabresi». Questo non successe, ma in quel settembre una piccola rosa sbocciò. Per questo Calderoli parlando a braccio dal palco ci tenne a sottolineare che non era «un marziano» e che non aveva «due teste e la pelle verde», che era felice di essere lì e che nord e sud dovevano essere alleati, smettendola «di tirarsi la coperta la coperta troppo corta da una parte e dall’altra». E tornando a casa, su al nord, felice raccontò: «La gente mi guardava come un ufo. Poi però tutti mi stringevano la mano.

Erano davvero contenti di vedermi».

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