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Calvi, Corte d'Appello: "Il banchiere fu ucciso"

Le motivazioni della sentenza con la quale, il 7 maggio scorso, sono state confermate le assoluzioni di Flavio Carboni, Pippo Calò ed Ernesto Diotallevi per l’omicidio del banchiere, trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte londinese dei Frati Neri. Gli stessi imputati erano stati assolti in primo grado il 6 giugno 2007

Calvi, Corte d'Appello: "Il banchiere fu ucciso"

Roma - Non un suicidio, ma un omicidio. La Corte d’assise d’appello di Roma ritiene che "Roberto Calvi non si sia suicidato" dunque "è stato ucciso". Si legge nelle motivazioni della sentenza con la quale, il 7 maggio scorso, sono state confermate le assoluzioni di Flavio Carboni, Pippo Calò ed Ernesto Diotallevi per l’omicidio del banchiere, trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte londinese dei Frati Neri. Gli stessi imputati erano stati assolti in primo grado il 6 giugno 2007.

La mafia La parziale riapertura dell’istruttoria nel processo, con la testimonianza tra l’altro di Massimo Ciancimino, non è servita. "Cosa Nostra, nelle sue varie articolazioni, impiegava il Banco Ambrosiano e lo Ior come tramite per massicce operazioni di riciclaggio. Il fatto nuovo, rispetto alle acquisizioni di primo grado, consiste nell’assunzione del dato per cui tali operazioni avvenivano quanto meno anche a opera di Vito Ciancimino, oltre che di Giuseppe Calò". Ma se questo "conferma la possibilità di individuare un valido movente dell’omicidio, allarga la platea delle persone a cui tale movente è possibile riferire". E poi, passaggi fondamentali nella valutazione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. "Nessuno di coloro che hanno reso dichiarazioni interpretabili come accusatorie ha assistito ai fatti. Essi hanno, invece, porto delle informazioni che hanno riferito di aver appreso".

La posizione di Carboni Rispetto a Flavio Carboni, finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P3, i giudici scrivono: "Non vi è dubbio che nei confronti dell’imputato gravino indizi consistenti: Carboni è stato la persona che, nell’ultimo periodo di vita del banchiere, ha conseguito un rapporto privilegiato con la vittima, ne ha costantemente seguito le orme tanto da esser stato presente la stessa sera del 17 giugno 1982 nel medesimo albergo londinese". Nonostante questo per la Corte "si pongono insuperabili argomenti ed elementi di segno opposto. La pluralità di moventi alternativi non pare concentrarne uno più specifico e assorbente in danno di Carboni i cui interessi erano in sintonia col mantenimento in vita del banchiere".

E quella di Calò Sull’interesse di Calò a eliminare il banchiere "le versioni fornite dai vari collaboratori di giustizia sono risultate in contrasto tra loro o sono state smentite da altre risultanze del processo". Su Diotallevi, poi "deve convenirsi nella considerazione che poichè vi è certezza quanto al contributo di Diotallevi finalizzato all’espatrio clandestino di Calvi, analoga certezza non vi sarebbe circa l’effettiva e consapevole sua partecipazione ad un piano criminoso volto all’eliminazione del Calvi".

Troppi dubbi In conclusione "troppi sono i moventi alternativi ipotizzabili e troppi sono i soggetti e le organizzazioni che avrebbero avuto interesse all’eliminazione di Calvi: dalla mafia, alla camorra, alla P2, allo Ior e ai politici italiani (beneficiari delle tangenti o interessati a cambiare l’assetto del Banco Ambrosiano o a mutare gli equilibri di potere all’interno del Vaticano)". Non solo "in tale ambito di ipotesi non sufficientemente dimostrate, possono anche comprendersi i servizi segreti inglesi, essendosi acclarato che Calvi aveva, tra l’altro, finanziato l’invio di armi ai dittatori argentini nel periodo in cui era in atto il conflitto bellico per le isole Falkland.

E così anche i servizi segreti italiani, che hanno mostrato (avvalendosi pure del loro ambiguo collaboratore Pazienza) di essere sempre informati di tutto e di aver seguito sino all’ultimo le mosse di Carboni e Calvi". 

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