Roma

Il cantante lancia l’allarme: «Bisogna salvare Sanremo»

«Non mi sentirete cantare Grazie Roma, lo lascio fare ad altri, ma per il pubblico della Capitale prometto un grande spettacolo di musica». Si chiama «Orchestraevoce», tutto unito, il nuovo tour del friulano Francesco Renga una delle voci più limpide, belle e potenti della nostra canzone che fa tappa sabato sera all’Auditorium Conciliazione, inizio ore 21. Uno spettacolo che è la trasposizione live dell’ultimo lavoro su disco del cantante. «Faccio un viaggio nella memoria - spiega lo stesso Renga - rendendo omaggio ad alcuni dei più grandi classici di tutti i tempi: da Pugni chiusi dei Ribelli a L’immensità di Don Backy, da Io che non vivo senza te di Pino Donaggio a L'ultima occasione portata al successo da Mina». Con Renga sul palco l’Ensemble Symphony Orchestra composta da quaranta musicisti che affiancheranno il cantante ex vocalist dei Timoria.
Quanto è difficile fare una tournée con un’orchestra di quaranta elementi?
«È tosta ma è molto gratificante, ed è una cosa che ho voluto fortemente anche per il pubblico. Il progetto nasce pensando all’estero: ho fatto alcune date in Europa e adesso, terminato il tour italiano, voglio andare negli Stati Uniti. Sarà complesso organizzare un tour con orchestra negli States ma stiamo cominciando a ragionare su come fare. Il fatto è che desidero fortemente esportare la bellezza della nostra bella Italia. È un tentativo di risollevarla agli occhi del mondo, anche con la musica».
Non ci dovrebbe pensare già Sanremo ad esportare la nostra musica?
«Sono molto legato al Festival: l’ho vinto nel 2005 con Angelo, e quest’anno sono anche andato come ospite per la serata di commemorazione...»
Commemorazione? Sa di funereo.
«Sì, è stato un lapsus (ride ndr) ma, diciamo che se continua così Sanremo rischia di morire davvero! La morsa, l’abbraccio dei reality, dei talent show è letale per il Festival. Non ci vorrà andare più nessuno dei cantanti se chi ha fatto la gavetta per anni, chi ha studiato, chi ha fatto il suo percorso si ritrova a gareggiare con un ragazzino di 20 anni che viene da tre anni di tv ed è dunque popolare a prescindere».
Pippo Baudo dice che quest’anno hanno ammazzato i big e quindi il prossimo festival lo si dovrà fare soprattutto con i giovani e i talent show.
«Pippo ha ragione! Non ce l’ho con Valerio Scanu o con gli altri ragazzi che vengono da quel mondo, ma per fare musica è importante un percorso, studiare, suonare in giro. Non è pensabile che cantanti come Enrico Ruggeri, i Nomadi, Irene Grandi, Nino D’Angelo vengano soppiantati dal televoto che agevola chi ha più visibilità nel mezzo televisivo. Lo scorso anno Marco Carta che oggi ha ceduto il posto a Scanu, che a sua volta la prossima volta dovrà lasciare il passo a una nuova stella nascente: così Sanremo sancisce la sua fine».
Ma la musica italiana non è solo Sanremo per fortuna. La sua tournèe?
«Ne vedrete delle belle! L’orchestra è grandiosa, fresca, frizzante, c’è molto feeling fra loro e con me. La scaletta dello show è un crescendo di emozioni, di grandi classici da esportazione. Non mancheranno ovviamente i miei brani e inizierò il concerto con un preludio-medley solo piano e voce .

Ho scelto un percorso molto intimo e personale in questo spettacolo, e l’orchestra riesce ad esaltare il tutto».

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