Stile

Quel caos calmo della moda

di Daniela Fedi

«Tra l'uomo e la donna c'è una differenza: vive la difference» diceva il generale De Gaulle. «Tempo e marea non aspettano nessuno» dicono invece i vecchi marinai per far capire che le giornate son di 24 ore, un'ora dura 60 minuti e le alte come le basse maree sono più puntuali di un orologio svizzero. La tornata di sfilate in passerella da ieri fino al prossimo martedì a Milano smentisce alla grande queste due verità. Ufficialmente dovremmo vedere le collezioni uomo del prossimo inverno e in calendario abbiamo 37 show e una trentina di presentazioni in forma statica più o meno come lo scorso luglio. In realtà Gucci e Bottega Veneta come si dice in gergo «fanno la donna», ovvero presenteranno in contemporanea la moda maschile con quella femminile il prossimo febbraio. Prada da tempo manda in passerella ambo i sessi, ma grazie al cielo per il momento mantiene i quattro appuntamenti canonici che han trasformato Milano in una delle capitali mondiali della moda. Non sfilano stavolta per motivi che vanno dal riassetto stilistico a quello manageriale marchi come Jil Sander (dove viene dato in arrivo il designer francese Jacquemus al posto di Rodolfo Paglialunga), Boglioli, Roberto Cavalli e Vivienne Westwood, ma in compenso arrivano Cedric Charlier (talentuoso belga prodotto dalla Aeffe di Massimo e Alberta Ferretti), Federico Curradi (bravissimo toscano coraggiosamente emerso da solo), tre marchi emergenti supportati da Camera Moda (Miaoran, Wood Wood e Malibù 1992) e ben due brand che dipendono da Philipp Plein: Plein Sport e Billionaire. Fin qui tutto bene, ma ieri sera Alberta Ferretti ha sfilato nella sua bella sede di via Donizzetti Ben tre diverse collezioni. La prima è una capsule di sette pullover da donna e tre da uomo (nome in codice Rainbow Week) immediatamente comprabile online, poi c'è la precollezione del prossimo autunno/inverno (nome tecnico Prefall 2017) e infine la sua limited edition nota anche come demi couture tradizionalmente presentata a Parigi durante le sfilate dell'alta moda francese. Insomma un assaggio di donna nell'uomo e viceversa più un garbato inchino al nuovo altare su cui si sta genuflettendo il popolo della moda: quel «see now buy now» che piace tanto agli americani perché da loro sono molto più rare le accurate rifiniture del made in Italy e il 70 per cento degli acquisti ormai si fa su Internet. Certo districarsi in questo casino è tutto fuorché facile e le difficoltà diventano quasi insormontabili quando devi spiegare ai non addetti ai lavori che stai parlando di una collezione da donna, durante la settimana dell'uomo che dura tre giorni pieni come un uovo di struzzo e due mezze giornate ridotte all'osso.

Forse è ora di fermarsi un attimo e far chiarezza, ma il tempo non è mai stato tanto tiranno: tra arrivi e partenze sembra di essere in una stazione dove il tempo è regolato dal Cappellaio Matto di Alice.

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