Economia

Caos sulle liberalizzazioni Anche i benzinai in rivolta: "Presto 7 giorni di sciopero"

Non sono ancora state decise le date, ma i gestori hanno già indetto sette giorni di blocco per dire "no" alle liberalizzazioni del settore: i rincari generati dalle accise. Intanto l'inflazione sale al 2,8%

Caos sulle liberalizzazioni Anche i benzinai in rivolta: "Presto 7 giorni di sciopero"

Adesso anche i benzinai sono sul piede di guerra. Dopo la serrata di farmacisti e tassisti, le due associazioni dei gestori dei distributori di benzina aderenti a Confcommercio (Figisc e Anisa) hanno proclamato lo sciopero. Un blocco totale per dire "no" al premier Mario Monti e alle ipotesi di liberalizzazione del settore. Le date e la modalità della serrata devono ancora essere decise ma le due associazioni hanno già fatto sapere che "si tratterà di una chiusura prolungata". Almeno sette giornate di stop agli impianti.

"La scelta di intervenire sull’esclusiva di fornitura nella rete carburanti - avvertono le associazioni Figisc e Anisa - non produrrà alcun effetto sui prezzi, ma otterrà il risultato di far espellere i gestori dalla rete alla scadenza dei loro contratti e di far rendere loro dalle aziende petrolifere e dai retisti convenzionati la vita ancor più impossibile fin da subito". Non solo. Per la Confcommercio, la norma che autorizza gli impianti a funzionare ventiquattr'ore su ventiquattro solo nella modalità self service senza più la presenza dell’operatore risulta essere "un altro grossissimo chiodo piantato sulla bara della categoria". Insomma, per i gestori dei distributori "ci vuole davvero coraggio a sostenere che queste siano le misure di sviluppo necessarie a far uscire dalla crisi economica il Paese".

Il presidente della Figisc Luca Squeri e il numero uno di Anisa (autostrade) Stefano Cantarelli devono ancora decidere le modalità e le date della protesta. Le comunicheranno entro i prossimi giorni, "anche alla luce dei provvedimenti che il Governo assumerà nel prossimo Consiglio dei ministri". Per Squeri e per Cantarelli la posta in gioco è "talmente importante da non consentire incertezze di sorta: ne va davvero dell’esistenza della categoria" anche perché "l’attacco contro i gestori non si può giustificare con l’obiettivo di calmierare i prezzi dei carburanti". Rincari generati per circa l’80 per cento dall’aumento delle imposte deciso con le reiterate manovre sulle accise (leggi l'articolo), mentre l’aumento della materia prima avrebbe inciso per il 20 per cento. Insomma, a detta dei gestori, "la fretta di 'liberalizzare' questo settore è una mossa tutta 'politica' per dare una qualche risposta mediatica alle tensioni sui prezzi".

"Dopo avere pescato a piene mani sulla fiscalità dei carburanti - concludono - si vuol fare intendere agli italiani di restituire loro qualcosa scagliando il pallone nella rete del sistema distributivo senza curarsi di chi se la prende direttamente in faccia".

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