Nautica

Cappellacci: "Yacht nei porti sardi per tutto l’anno"

Il governatore: "Addizionale? Un equivoco. Noi sosteniamo i settori strategici, dalla cantieristica al diporto, alla filiera del turismo legato al mare. Oggi la competizione è estrema e si gioca sul piano globale"

Cappellacci: "Yacht nei porti sardi per tutto l’anno"

«Sono contrario per principio agli aumenti o alle addizionali sulle concessioni demaniali». Ugo Cappellacci, presidente della giunta regionale della Sardegna, spazza via dubbi e allarmismi sull’addizionale del 50%: «Non ci sarà, è stato un equivoco». Presidente, tuttavia qualcosa è successo...
«Mi spiego. Noi dal 15 gennaio stiamo lavorando a un collegato della Finanziaria. In questo collegato è finito, ahimè, un emendamento predisposto dagli uffici del demanio che prevedeva un aumento del canone. Quando è saltata fuori la questione, ho provveduto immediatamente ad annullare quel passaggio. Del resto questo non è il momento di inventarsi tasse e balzelli, buoni solo a rallentare il sistema. Siamo stati sempre contrari a quei provvedimenti che non fossero di agevolazione e di supporto a quei settori che noi riteniamo strategici. Certamente intendiamo sostenere il diporto, la cantieristica e tutto quello che riguarda il turismo legato al mare». Ottimi propositi dopo lo scampato pericolo della famigerata tassa Soru sul lusso.
«Vado per mare da una vita, per impostazione mentale e culturale sono per l’agevolazione dei sistemi produttivi e per la ricerca di condizioni che li sostengano. Mi creda, il sistema punitivo è una cosa che mi ripugna. Di qui la soppressione di quell’emendamento che avrebbe voluto l’addizionale sui canoni demaniali».
Bene. Intanto, però, il federalismo demaniale non decolla.
«Diciamo che i ragionamenti di carattere generale devono essere calati nelle singole realtà. Se noi andiamo a vedere il caso della Sardegna è facile capire come nel tempo abbiamo svolto un ruolo di primo piano nel turismo. Vorrei ricordare che la Costa Smeralda è stata, ed è, un caso di eccellenza nel mondo, anche se il suo sviluppo ha in parte frenato il turismo dell’entroterra sardo. Ecco, questo potenziale lo dobbiamo consolidare e farlo crescere ancora. In che modo? Noi siamo la meta preferita dei grandi yacht, cioè dei sistemi di economia viaggiante. Sarebbe auspicabile creare le condizioni per attrarli stabilmente, attraverso una serie di servizi e strutture adeguate in grado di convincere gli armatori a lasciare le loro imbarcazioni in Sardegna tutto l’anno. Noi oggi abbiamo un margine di miglioramento notevolissimo. E se partiamo da questi presupposti, il principio del federalismo è esattamente quello che serve, perché consente alle realtà locali, proprio in applicazione al principio di sussidarietà, di costruire con i propri mezzi tutto quel che serve per consolidare il sistema. Io in questa partita ci sono al mille per cento. Anzi, rivendico con forza questa opzione. Senza dimenticare che, in generale, il federalismo serve anche a responsabilizzare i livelli della politica, com’è giusto che sia. In sostanza si tratta di una grande opportunità, che deve essere gestita in modo serio e competente».
Intanto i concorrenti si attrezzano, il Montenegro ha inaugurato un marina eccellente.
«La differenza sta proprio in questo. Se uno vuole competere, e oggi parliamo di competizione estrema che si gioca sul piano globale, serve non solo la qualità del servizio finalizzato ai due mesi estivi, ma molto di più. Ecco che occorre l’infrastruttura che si può realizzare solo se le scelte sono direttamente e stabilmente legate al territorio. Solo così si può programmare un investimento importante».
Presidente, se da un lato gli evasori vanno scovati, dall’altro esiste una «questione fiscale» che non favorisce lo sviluppo.
«Io penso che si debba fare chiarezza. Nelle regole soprattutto. Poi è necessario il buon senso di chi controlla, che io do per scontato. Un sistema che vuole crescere e che vuole giocare la sfida della competizione globale, deve essere un sistema capace di darsi delle regole snelle ed efficaci. Il problema? La capacità di governare questi processi nel modo più corretto. Va trovata la giusta mediazione tra il dovere di pagare le tasse e un sistema che deve muoversi con estrema attenzione perché il diporto è una risorsa straordinaria per tutto il Paese. Non possiamo bruciarla per poi finire come da noi ai tempi del mio predecessore che impose la tassa sul lusso. Con il risultato che nei porti della Corsica c’erano gli striscioni con la scritta “Grazie Sardegna”. A mio avviso bisogna trovare meccanismi in grado di scovare l’evasore, ma anche rispettosi di quel sistema sano, che fattura milioni e milioni, e che garantisce lavoro a migliaia di addetti.

Non facciamo harakiri».

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