Cronache

Capri: magico confine del mondo che verrà

Capri: magico confine del mondo che verrà

La spiaggia è quella caprese di Marina piccola, gli anni Sessanta sono appena iniziati, ma lo sguardo malinconico dell'elegante ragazza che fissa l'obiettivo, per quanto inconsapevole ci dice che saranno peggio dei Cinquanta appena trascorsi. Non solo per Capri, per l'Italia. É cominciata la grande mutazione e tempo un decennio faremo fatica a riconoscerci: avendo smesso di essere «poveri, ma belli», non per questo ci riuscirà di coniugare la ricchezza con l'estetica. La contestazione e poi il terrorismo faranno il resto e l'effimera «Milano da bere», ipotetica via d'uscita dagli anni di piombo, si rivelerà una caricatura della «dolce vita» che ai tempi del boom ci aveva illusi. «Coraggio, il meglio è passato» scriverà Ennio Flaiano

La ragazza di Marina piccola naturalmente queste cose non le sa e forse pensa che tutto possa continuare come prima. É nell'isola più bella del mondo, dove la vita è sempre stata dolce, l'eccentricità la norma e il pettegolezzo un'arte. Era talmente particolare Capri, che se il fascismo l'aveva lasciata in pace per tutto il Ventennio, l'antifascismo ne aveva fatto nel dopoguerra il suo buen retiro, in attesa di una rivoluzione che, lo sapevano tutti, non sarebbe mai scoppiata. Il Gotha del Partito comunista al completo ci passava le vacanze, Luigi ai Faraglioni il luogo dove fare il bagno e/o attovagliarsi intorno a uno spaghetto ai ricci di mare.

É stato anche questo non aver mai dato peso alle differenze di pensiero politico, a fare di Capri un'eccezione. Così come il non aver mai dato peso alle differenze d'età, di sesso e di denaro. Ci sono i nobili e le persone semplici, le celebrità e la gente comune, gli etero e gli omo e in piazzetta, luogo deputato degli incontri, li trovi tutti, mischiati fra loro. A suo modo, è un'isola democratica.

Che qualcosa stia cambiando, la ragazza di Marina piccola potrebbe notarlo da qualche particolare. Sta cominciando ad andare di moda Ischia, dove Angelo Rizzoli ha comprato casa, meglio, albergo, l'hotel Regina Isabella. Ha preso quota Panarea, e proprio per merito di un bon vivant caprese, Gianni Verbinsach, e comincia a imporsi la costa nord-occidentale della Sardegna, dove un altro degli happy few capresi, l'industriale Ketty Mentasti, ha acquistato un vasto appezzamento di terreno. Soprattutto, però, sta appassendo la leggenda che nell'Italia post bellica era stata alla base del suo rinnovato mito, un insieme di eccentricità, spensieratezza e unicità. É un appassire che trova fisicamente la sua rispondenza in Dado Ruspoli, l'uomo che quella leggenda aveva incarnato al meglio. Sta perdendo i capelli, è invecchiato, ha la faccia sciupata e, soprattutto, per i tipi come lui nel decennio che avanza non c'è più posto.

Detto in altri termini, e anche di questo la ragazza di Marina piccola comincia ad accorgersi, perché in fondo ne fa parte, i Sessanta segnano il vero inizio del turismo di massa, un qualcosa che a Capri va stretto, ma con cui dovrà rassegnarsi a convivere. Lo farà a suo modo, limitando per esempio gli scempi architettonici ed evitando la logica del divertimentificio estivo, perché, per fortuna, la natura gioca a suo favore. Ma contro i numeri, non c'è partita, e occorre rassegnarsi.

Per il momento, la ragazza di Marina piccola, può ancora far finta di niente. Ha appena visto in piazzetta Rita Hayworth, farà ancora in tempo a vedere Brigitte Bardot passeggiare indisturbata a piedi nudi. Sull'isola, persino gli anni Sessanta sembrano per un momento intimiditi.

Non durerà, ma finché è durata Capri è stato un sogno a occhi aperti.

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