Cultura e Spettacoli

Caravaggio, vita e miracoli di un «maledetto»

L'originalità e le tinte forti di uno dei massimi protagonisti dell'arte italiana del Cinquecento fuori dai consueti canoni utilizzati sul conto di Michelangelo Merisi

Michelangelo. Un nome che nel mondo dell'arte, da solo, ricorda il maestro per eccellenza, il Buonarroti. Tuttavia all'anagrafe Michelangelo è anche il nome di battesimo di un altro artista fra i più noti e controversi di casa nostra, il Merisi, più noto come Caravaggio. E se da qualche mese se ne sono celebrati i quattro secoli dalla morte, il Merisi resta uno degli artisti più apprezzati e controversi nel panorama pittorico del Cinquecento. A ricordarlo fiction tv, mostre, celebrazioni e ora anche un volume «Caravaggio white album» (Cooper arte, pp.237, 25 euro) opera di un autore che per la prima volta nella sua vita si cimenta su una materia artistica.
Ne è uscito un testo di grande pregio editoriale con illustrazioni a colori e in bianco e nero, molto curate nella forma e impresse su carta plastificata di indubbio prestigio. La ricerca scientifica, sufficientemente ben documentata da un apparato bibliografico che suppone l'aggiornamento attraverso gli scritti degli studiosi specializzati sul grande autore lombardo, appare minuziosa e contrasta con l'evidente modernità che esce dai titoli assegnati ai vari capitoli, quasi uno stridente accostamento di associazioni impossibili che tendono a restituire una vita più spumeggiante al personaggio Caravaggio.
Per una volta, finalmente, si esce dalle solite e abusate trappole con le quali il pennello bergamasco tende ad essere ritratto, mettendone in luce più che altro l'aspetto di «ragazzo terribile» dell'arte italiana. Appare così sfumata l'inquadratura sullo sregolato, violento, criminale, assassino, omosessuale con cui spesso viene descritto l'autore di indiscussi capolavori oggi contenuti nelle sale dei più rinomati e prestigiosi musei del mondo.

Il «White album» è un libro controcorrente pur non volendo proporre una lettura forzatamente contrastata rispetto ai canoni abituali e la scelta del titolo denuncia questa intenzione: il bianco è infatti la cosa più lontana che esiste dallo stereotipo di Caravaggio e, se anche non c'entra direttamente con la materia trattata, tradisce lo spirito dell'opera che è quello di svolgere una panoramica storico-artistica sull'autore senza subordinarsi alla vulgata finora accettata e distribuita dalla storiografia ufficiale.

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