Cronaca locale

«Carissima famiglia», 150 lettere dei prigionieri di guerra milanesi

«Cari tutti, sono prigioniero degli inglesi ma sto bene». Forse quello «sto bene» era una pietosa bugia, ma se non altro tranquillizzava la famiglia sul fatto che il giovane fosse vivo. Magari un po' malconcio, ma vivo. Ben peggio quando via posta arrivava il messaggio in una gelida forma protocollare del tipo: «Si è spiacenti di non poterVi dare per il momento alcuna notizia circa la sorte del Soldato Moia Carlo, già combattente in Russia…». Questi e molti altri sono i frammenti delle 28 righe massimamente concesse ai prigionieri di guerra milanesi per corrispondere con i propri cari. Non a caso Paola Chiesa, studiosa di storia locale, ha scelto il 150° di costituzione della Croce Rossa Internazionale per presentare a Solferino la sua ultima fatica: Carissima famiglia… - la Croce Rossa e le lettere dei prigionieri di guerra milanesi 1940-1946 (Mursia Editore, euro 22). Una raccolta di 150 lettere inviate o ricevute da milanesi caduti in mano nemica sui vari fronti dell'ultimo conflitto mondiale. Un'opera che dà risalto all'immane lavoro compiuto dalla Croce Rossa Italiana nel raccogliere, smistare e inviare decine, forse centinaia di migliaia di lettere, ma anche pacchi con generi di conforto e vaglia, che servirono a rassicurare ed informare numerose famiglie cadute nell' angoscia per mancanza di notizie.

Tutte con quel timbro dalla rossa croce e con un indirizzo divenuto in quegli anni una celebre speranza: «Croce Rossa Italiana - Ufficio Prigionieri - via Puglie 6, Roma».

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