Stile

Carnevale a Venezia Ecco dove mangiare stellato e senza scherzi

Sette i ristoranti con una stella, quattro aperti Fra Burano e Rialto diverse osterie a fascia media

Maurizio Bertera

Venezia è bellissima, Venezia è romantica, Venezia è incredibile durante il Carnevale. Ma è anche una trappola per turisti se non si sa dove andare a mangiare. L'episodio recente 1.100 euro per quattro fritture miste non deve far pensare che dalle parti di San Marco tutti i gestori siano ladri ma in ogni caso bisogna scegliere posti «seri» dove non si spenderà poco (impossibile a Venezia) ma il giusto per l'esperienza. Insomma evitate i locali che offrono tagliatelle alla bolognese con foto regolamentare, all'entrata e pizza surgelata.

Puntate sulle certezze note alle guide che hanno conservato specialità locali e vagate tra le calli dove sentirete ancora parlare veneziano, all'interno di uno dei tanti bàcari (vedi box). Per chi non ha problemi di budget ci si può togliere lo sfizio di uno stellato Michelin, superando serenamente i 100 euro a testa. Sono sette, tutti con una stella e quattro sono aperti: lo spettacolare Oro dell'Hotel Cipriani alla Giudecca, l'Osteria Da Fiore (cinque anni era l'unico stellato di Venezia); Il Ridotto (più creativa, solo nove tavoli), il Met dell'Hotel Metropol che non perde colpi e il Glam all'interno di Palazzo Venart che ha regalato la quinta stella ad Enrico Bartolini. Tre, al momento, sono chiusi: il raffinato Dopolavoro del JW Marriott Hotel sull'Isola delle Rose carta e brigata sono seguite direttamente da Giancarlo Perbellini perchè riapre il 22 marzo; il Venissa, immerso nel wine resort dell'isola di Mazzorbo (primo servizio il 24 marzo); il Ristorante Quadri in Piazza San Marco, affiancato dal bistrot ABC (diventerà Quadrino) e dal Gran Caffé.

Il concept degli Alajmo che hanno anche lo splendido Amo, al Fondaco dei Tedeschi - è in fase di restauro, con un progetto firmato da Philippe Starck e Marino Follin (Rettore dell'Università Ca Foscari di Architettura), con l'apporto fondamentale di artisti e artigiani veneziani. L'apertura? Prevista verso il 20 febbraio. Da passarci per obbligo. Nella fascia media di spesa (50-80 euro), non mancano i locali affidabili come Al Covo, Da Franz, Al Passo in Campalto, Antiche Carampane. Tradizione e modernità vanno invece a braccetto in due «osterie moderne», molto curate, quali Santa Marina (cinque minuti da Rialto) e la piccola Alle Testiere, sempre a Castello. C'è poi chi affronta un'ora di traghetto, con la scusa della gita a Burano (isola sempre incredibile) per gustare i piatti del Gatto Nero, trattoria storica e sempre affollata.

Restando in tema osterie, non deludono le attese (sul pesce, che a Venezia è generalmente buono o ottimo) Ca d'Oro-La Vedova a Cannaregio e Dalla Marisa, non molto lontana. Qualche euro in più richiedono Alle Due Gondolette, sempre in zona, e l'Osteria del Cason a San Polo. Notissimo il Vecio Fritolin, in Santa Croce, che ha un'eccellente cucina ma è amato soprattutto per lo «scartosso de peesse»: cono di carta oleata contenente calamari e pesce fritto, da mangiare passeggiando. Per chiudere il nostro tour un wine-bar da leggenda (in verità è il patron Mauro Lorenzon a esserlo) quale La Mascareta, e due locali «di tendenza» (anche perché sono affascinanti) dove c'è una selezione quotidiana di «cicheti» antichi e modernissimi, realizzati con prodotti della Laguna: il Danieli Bistrot di Dario Parascandolo e il Local di Matteo Tagliapietra.

La storia conta sempre, nella Serenissima.

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