Caro Sgarbi, non ghettizziamo l’arte gay

Da parecchio tempo vado inseguendo l’onorevole Sgarbi per interessarlo a un convegno dedicato ad Antonio Piromalli, un valoroso umanista al quale lo stesso Sgarbi era legato da grande stima e fervida amicizia. Quelle pochissime volte che sono riuscito a parlargli al telefono ho avuto appassionate adesioni che purtroppo non hanno avuto seguito.
Mi sorge il sospetto, forse temerario, che al recupero della memoria letteraria di un periodo ricco di formazione in cui classicismo, futurismo ed ermetismo si incontravano, egli abbia preferito l’impegno per il suo progetto della mostra sull’arte omosessuale.
Del resto quello dell’arte figurativa è il maggiore interesse che lui assolve con grande gusto e sconfinata cultura.
Conosco e stimo Vittorio da molti anni, fin da quando ci deliziava ogni giorno da Canale 5 con i suoi Sgarbi quotidiani, in verità meno sgarbati di altri che si sono manifestati in tempi successivi; fin da allora mi sono accorto che egli ha ricevuto, rispetto ad altri, una grandissima dose di talenti, che spesso mette a frutto con successo.
Devo tuttavia confessare che l’idea della mostra omosessuale non mi pare la sua impresa più felice. Per carità, non mi permetto di entrare nel merito artistico con un maestro come lui; mi limito ad osservare col mio modesto senso comune che, a parte il sospetto di una provocazione per épater le bourgeois, catalogare in una mostra l’arte gay non sia rendere ad essa un buon servizio.
Presumo che l’arte omosessuale, corrispondente a una ispirazione o a una scelta, circoli nel campo dell’Arte in proporzioni riconoscibili e presuma di occupare il suo posto al pari delle altre opere apprezzabili principalmente per la propria qualità estetica piuttosto che per i contenuti. Può darsi che di fronte all’intuizione del maestro angusto sia il mio sospetto che catalogare l’arte omosessuale in sé significhi ridurne criticamente l’importanza diciamo così universale fino a suggerire temerariamente che una rassegna così «monografica» possa prestarsi alla formazione di una lobby per non parlare, ché sarebbe penalmente punibile oltre che scorretto, di una mafia (letteraria si intende).


Colgo ad ogni modo l’occasione per tornare a invitare Sgarbi a patrocinare anche il convegno su Antonio Piromalli, sugli argomenti attinenti al suo mondo umanistico, materia che Sgarbi ben conosce: tra i lirici greci, per esempio, Saffo si distingue per la sua vocazione lesbica ma nulla la separa, per virtù poetica, da Alceo, da Mimnermo o addirittura da Tirteo e da tutti gli altri che compongono il suggestivo e unitario catalogo dei lirici greci indipendentemente dalle loro rispettive inclinazioni sessuali.

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