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Casini ci prova ancora: "Governo d'emergenza" La sinistra vuole il voto

Da qui alle primarie i leader della sinistra si sfideranno per conquistare la leadership. Il Pd accusa Di Pietro di fare il gioco del Cav. Casini propone un esecutivo d'emergenza. Ma Vendola e Bersani dicono "no"

Casini ci prova ancora:  
"Governo d'emergenza" 
La sinistra vuole il voto

Roma - In via del Nazareno lo hanno già ribattezzato "l'asse dell'arrocco". E dimostra quanto i vertici del Pd siano terrorizzati dalla nuova mschera indossata dal leader Idv Antonio Di Pietro. Il discorso al vetriolo pronunciato settimana scorsa davanti ai big democratici riuniti alla Camera per votare la sfiducia contro il governo è stato un vero e proprio schiaffo in faccia a Pier Luigi Bersani, finora leader della compagine del centrosinistra. Ma a remare contro il Pd ci pensa anche il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, che torna a proporre la formazione di un esecutivo d'emergenza. 

"Oramai esiste un asse Berlusconi-Bossi-Di Pietro che punta sulla resistenza del premier", chiosa Enrico Letta in una intervista alla Stampa. Sembra che i papaveri del Partito democratico siano rimasti scottati dalla chiacchierata tra Di Pietro e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Cinque minuti di conversazione fitta tra i banchi di Montecitorio avrebbero, infatti, fatto pensare il peggio. C'è chi parla del tentativo di scavalcare il Pd al centro con un eventuale accordo col Fli di Gianfranco Fini e chi accusa l'ex pm di essere passato al "nemico". "Che dovevo fare? Menargli?", aveva chiesto spazientito Di Pietro ai suoi che sul blog lo avevano scomunicato per aver osato parlare con il premier.

Sta di fatto che le "scuse" avanzate dal leader dell'Italia dei Valori non sono certo bastate ai vertici di via del Nazareno. Per il momento, Bersani ha fatto vedere che preferisce ricompattare il partito piuttosto che sedersi a un tavolo con Di Pietro e Vendola per costruire un'alternativa di centrosinistra al governo. Per il momento, Bersani manda avanti i suoi ad assaggiare la credibilità dell'asse con l'ex pm. In merito alla "svolta" di Di Pietro, spiega Letta, "uno studio Ipsos dimostra che gli elettori del Pd si definiscono per il 62% progressisti e per il 38% moderati". "Ciò dimostra l’infondatezza della scommessa di Di Pietro", dice l’esponente del Pd spiegando che, rispetto agli elettori delusi, il piddì è "più credibile" di quanto possa esserlo Di Pietro. "Oramai esiste un asse Berlusconi-Bossi-Di Pietro che punta sulla resistenza del premier. Lo chiamerei l’asse dell’arrocco - prosegue Letta - il Pd, il Terzo polo e, forse, Maroni scommettono su uno scenario senza Berlusconi, e i fatti ci stanno dando ragione". Intervistato da Repubblica, anche Dario Franceschini ammette di essere "rimasto senza parole di fronte all’intervento pronunciato in aula da Di Pietro nel dibattito sulla verifica e dal suo attacco al Pd anziché al governo". "Il compito che abbiamo di fronte è prima di tutto chiudere con la stagione del berlusconismo, e poi ricostruire sulle macerie che purtroppo ci lascerà in eredità - avverte Franceschini - nessun espediente tattico, di riposizionamento, e nessun trabocchetto devono distrarci da questo obiettivo".

"Giudizi infondati". Con queste parole il portavoce dell’Italia dei Valori Leoluca Orlando cerca di allontanare lo spauracchio della crisi nei rapporti con il Pd. Eppure qualcosa che scricchiola c'è. E fa rumore. Non bastano le rassicurazioni lanciate dai dipietristi. "Continueremo a svolgere fino in fondo il nostro ruolo di oppositori intransigenti al governo Berlusconi", spiega Orlando tornando però a chiedere al Pd di "contribuire alla formazione di una proposta condivisa da uno schieramento di partiti e movimenti della società civile, trampolino di lancio per procedere, attraverso le primarie, all’individuazione di un leader che di tutto questo percorso sia la sintesi più autorevole e credibile". Sono proprio le primarie il trampolino di lancio con cui Di Pietro vorrebbe scippare la leadership del centrosinistra a Bersani. Ma per farlo deve prima far salatare il legame con il Sel di Vendola spostando l'asse dell'alleanza verso i centristi del Terzo Polo. 

Proprio da Casini arriva l'assist nella proposta di formare un governo d'emergenza: "Questo governo paralizzato dai contrasti naviga a vista e non è più in grado di produrre le decisioni che servono al Paese". L'aut aut è semplice: o si va alle elezioni anticipate o si forma un governo di responsabilità nazionale. La seconda opzione fa, tuttavia, trasalire sia Vendola sia Bersani che non vogliono "annacquare le differenze tra gli schieramenti politici". Per entrambi, la strada maestra sono le urne: "Piuttosto che perdere ancora un sacco di tempo inutilmente meglio un appuntamento elettorale".

Insomma, dopo la breve iniezione di euforia avuta grazie alle vittorie alle amministrative e al referendum, la pax è rotta. Chi l'abbia rotta è difficile dirlo. Ma sia Vendola sia Bersani non fanno fatica a puntare il dito contro Di Pietro. "Tutti in trincea, in vista della battaglia finale, le primarie - spiega Alessandro Trocino sul Corriere della Sera - una drole de guerre con tanto di fuoco amico, che provoca qualche sconcerto tra supperter e fan dei due leader". Il risultato? Centrosinistra spaccato in tre segmenti.

Con il rischio sempre più concreto di assistere a una prolungata guerra di logoramento che finirà di annientare i tre leder.

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