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Casini: "Ora serve un governo d'armistizio"

"Se vogliono cambiare ci siederemo al tavolo ma ci aspettiamo fatti". Pier Ferdinando Casini apre alla trattativa: "La condizione è che si cambi davvero: non ci piace la Lega e non ci fidiamo delle promesse del premier". Poi: "Il Pd rompa con l'estrema sinistra ricordandosi che Veltroni l'ha fatto"

Casini: "Ora serve un governo d'armistizio"

Milano - "Se vogliono cambiare ci siederemo al tavolo ma ci aspettiamo fatti". Lo ha detto il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini parlando all'assemblea nazionale del partito. "La condizione - ha precisato Casini - è che si cambi davvero: non ci piace la Lega e non ci fidiamo delle promesse di Berlusconi".

"Governo di armistizio" "Non possiamo consentirci - ha detto ancora Casini - di stare in riva al fiume perché il cadavere che vedremo passare non è quello di Berlusconi ma quello del Paese". Il leader dell'Udc ha spiegato che nel partito: "Non abbiamo fretta di andare a governare: se siamo stati all'opposizione per due anni è perché non condividiamo la politica degli spot". Secondo Casini serve "un governo di armistizio, di responsabilità e di solidarietà nazionale. Per tre-quattro anni bisognerebbe non pensare a chi vince le elezioni ma governare facendo anche scelte impopolari".

"Carfagna, caso preoccupante" La querelle politica intorno al ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna deve far "riflettere", secondo il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, ed è spia "di un problema più ampio e più preoccupante". "La Carfagna - ha detto Casini - tutto sommato è stata un buon ministro. Ha caratterizzato questa stagione berlusconiana e il fatto che dica o faccia dire che il partito é ridotto a un comitato d'affari e che in Campania non c'é agibilità politica è una cosa di grandissima rilevanza e una cosa su cui bisognerebbe riflettere, perché non è il problema della Carfagna, è un problema un pochino più ampio e più preoccupante". Casini, che in mattinata terrà un discorso, non ha voluto anticipare nulla sulla proposta politica dell'Udc, già al centro ieri di uno scambio di battute tra lui e la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, circa un eventuale coinvolgimento dell'Udc al governo. Si è però concesso una battuta sul premier e sugli indici di gradimento citati ieri da Berlusconi. "I suoi sondaggi li ha sempre descritti così - ha detto il leader centrista - per cui non vedo la novità".

"Il Pd rompa con l'estrema sinistra" Secondo Casini, il Pd "non fa le scelte che dovrebbe fare" e dovrebbe rompere con la sinistra radicale "come fece Veltroni". "Questo partito - ha detto Casini parlando all'assemblea nazionale dell'Udc - non può pensare sistematicamente di non fare le scelte che dovrebbe. Quello che è capitato in Puglia con Vendola e a Milano con Pisapia è la conseguenza diretta del fatto che il Pd non fa le scelte che dovrebbe fare". Casini ha sostenuto che il Pd dovrebbe "avere il coraggio di scindere, di rompere i rapporti con questa sinistra estrema, ricordandosi che Veltroni lo ha fatto". "Se qualcuno questo pomeriggio mi dirà 'Casini, non parli delle cose di casa nostra' - ha proseguito - gli dico preventivamente che mi riferisco a Veltroni, a quello che lui ha fatto".

Maroni: "Chi perde stall'opposizione" "Questa del governo d'armistizio ancora mi mancava: c'é stato il governo tecnico, quello di scopo, quello di responsabilità nazionale e ora questo. Ma non so che cosa sia". Il ministro dell'Interno Roberto Maroni chiude la porta all'Udc di Casini, ribadisce che la Lega è contraria ad ogni rimpasto e avverte Berlusconi: "senza una maggioranza ampia si deve andare a votare". "Io sono favorevole ai sani e saldi principi della democrazia - dice Maroni nel corso della trasmissione 'In Mezz'orà, chi vince le elezioni governa, chi perde sta all'opposizione. Noi l'abbiamo già detto di essere contrari ad un rimpasto con Casini, che è comunque persona che stimo e quindi non avrei nessun problema" a tornare in maggioranza con lui". Ma, prosegue il ministro, "il principio é: si può consentire che chi ha perso le elezioni entri nel governo?. io penso di no". Maroni ha anche parlato del prossimo voto di fiducia in programma il 14 dicembre. "Mi auguro che il governo la otterrà - sottolinea -. So che la Lega sarà compatta e però sul Pdl non sono in grado di fare previsioni". "Abbiamo però avvertito Berlusconi - conclude - che non è sufficiente una maggioranza di due, tre persone perché poi tutti i giorni dobbiamo rimanere appesi a queste due tre persone. Se non c'é una maggioranza che ci consenta di lavorare, se ci sono pochi voti di scarto, bisogna tornare a votare. Non vogliamo fare la fine del governo Prodi".

Cicchitto: "Prendo atto, atteggiamento costruttivo" "Su quello che ha detto Casini esistono elementi di consenso e di dissenso. Prendiamo atto che si tratta di un atteggiamento costruttivo e dialettico assai lontano da quello distruttivo del Pd. Un confronto che può valere anche per il futuro". Lo afferma in una nota il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "C'é un fatto positivo nelle parole di oggi di Pier Ferdinando Casini. Il leader Udc mostra di comprendere che, per un verso con Bersani, e per altro verso con Fini, non si va lontano. E questo è senz'altro un punto di partenza positivo", dice il portavoce del Pdl Daniele Capezzone. "Quello che invece non convince e non può convincere - aggiunge - è la richiesta di dimissioni al Premier. Onestà intellettuale vorrebbe che fossero riconosciuti i meriti di questo Esecutivo, senza inseguire prospettive confuse. Adesso, delle due l'una: o si permette al Governo Berlusconi di lavorare - conclude - o si torna alle urne".

Il finiano Urso "La proposta di Casini è seria e fondata e non può essere lasciata cadere nel vuoto perché nel vuoto rischia di cadere l'Italia. Serve un governo di responsabilità nazionale che ricomponga tutte le forze che si richiamano al popolarismo europeo, Udc compresa". E' quanto rileva Adolfo Urso, coordinatore nazionale di Futuro e Libertà, secondo cui "se non si vuole fare la fine di Prodi occorre pensare da subito ad un nuovo governo e ad un nuovo programma più adeguato alle sfide che il Paese deve affrontare". "Il Pdl - afferma l'esponente finiano - esca dalla torre di Babele e faccia capire se è in condizione di fornire una risposta politica o se si affida solo al pallottoliere. Le elezioni anticipate non sono un'alternativa ma una fuga dalle responsabilità che lascerebbe l'Italia in balia degli speculatori internazionali".

Il Pd: Casini chiarisca... "Casini dovrà chiarire se vuole essere tra i protagonisti che aprono una fase nuova per il Paese o tra le comparse della fine del berlusconismo". Così ai vertici del Pd si commenta l'apertura del leader centrista ad un Berlusconi bis.

Messaggio di Berlusconi democratico-cristiani nel Pdl "Abbiamo il dovere di radicare il Popolo della libertà con una capacità di coinvolgimento di tutte le culture che rappresentiamo nella complessa società italiana e che con un prossimo congresso di grande rappresentanza popolare vorremmo rendere presente in tutti i Comuni d' Italia attraverso i nostri iscritti, affinché siano loro i veri testimoni della parola, come un tempo fecero Fanfani e Gedda che riuscirono in quell' intento con i Comitati civici". E' il messaggio che il premier Silvio Berlusconi ha inviato ai democratico-cristiani nel Pdl, riuniti a Salerno per il quarto convegno nazionale. "Amici di People and liberty - scrive il premier - nel Polo delle libertà, voglio declinarlo come fece Don Sturzo nel 1946. Questo appellativo che denuncia un radicamento culturale italiano ed atlantico vede in voi, in quanto seguaci della tradizione democratico-cristiana, oggi confluiti nel Pdl, gli originali interpreti di quella storia. Importanti sono stati i vostri suggerimenti per alcune battaglie di libertà che insieme, grazie alla forza ed al consenso del nostro partito, sono state vinte. Penso alla difesa del valore della vita, dei più deboli nella nostra società, degli anziani, di chi perde il lavoro, dei giovani, che hanno potuto contare sempre su una guida sicura, anche durante questi anni di tempesta economica che ha coinvolto l' Europa ed il mondo intero. Sono convinto che il radicamento nei valori comuni ci hanno guidato e ci guideranno per raggiungere questi obiettivi".

Il premier ha ringraziato "per il supporto ricevuto anche nei momenti difficili" il ministro Gianfranco Rotondi ed il sottosegretario Carlo Giovanardi, che "con poche risorse ha affrontato tematiche fondamentali come quella del sostegno alle famiglie, vicenda sulla quale spero di poter tornare, come richiesto da lui e da tante associazioni, con un approfondimento in Senato". 

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