Cronaca locale

Caso clandestini: mancano i soldi per rimpatriarli

La polizia: "È come se nel 2009 al centro di identificazione ed espulsione di via Corelli la legge Maroni non fosse mai stata applicata"

Caso clandestini: 
mancano i soldi 
per rimpatriarli

Il pacchetto sicurezza - e il conseguente giro di vite sulle espulsioni dei clandestini - è stato varato ed è entrato in vigore l’estate scorsa, esattamente un anno fa. Tuttavia, in questi dodici mesi, tra gli irregolari transitati dal Centro di identificazione e di espulsione (Cie) di via Corelli (1.083 nel 2009) non ci sono stati espulsi. Zero rimpatri, insomma. Come se il cosiddetto «decreto di allontanamento» sotto la Madonnina fosse rimasto lettera morta. Un bilancio sorprendente quello di Vito Dattolico, capo del pool dei giudici di pace, 18 professionisti che ogni giorno si occupano esclusivamente della convalida o meno dei fermi dei clandestini catturati dalla polizia e portati al Cie di via Corelli. Dattolico, come aveva già dichiarato lo scorso maggio in una intervista al nostro quotidiano e come ha ribadito ieri al Sole 24 0re, sostiene che non è possibile effettuare espulsioni perché mancano i fondi. «Tra le condizioni stabilite dal pacchetto sicurezza c’è che il decreto di allontanamento debba essere immediatamente operativo, ma mancano i soldi per finanziare i viaggi di ritorno dei clandestini nei loro Paesi. Così, niente fondi e niente espulsioni».
Francesco De Vito, segretario generale provinciale Ugl polizia di stato Milano, concorda pienamente con Dattolico. «Imbarchi immediati non ne abbiamo mai fatti, quindi è come se la legge Maroni non fosse mai stata applicata. Tra il 2009 e il 2010, a fronte di 2729 espulsi con ordine del questore e di 400 allontanamenti, solo 300 immigrati sono stati trattenuti al centro di via Corelli. In totale, in questo lasso di tempo, la questura di Milano ha imbarcato appena 650 clandestini in tutto (tra i quali ci sono anche i detenuti scarcerati e gli immigrati irregolari provenienti da altre città d’Italia) ma li ha potuti rimpatriare solo grazie alla vecchia legge sull’immigrazione, la Bossi-Fini. Le disposizioni del pacchetto sicurezza - che ha allungato il tempo massimo di detenzione all’interno del Centro di via Corelli da sessanta fino a un massimo di 180 giorni - hanno permesso di ovviare alla mancata collaborazione delle autorità consolari che non sono mai stati celeri nel concederci i documenti d’identificazione dei loro concittadini. D’altro canto, questa prolungata permanenza, ha creato un dispendio di risorse e una serie di problematiche legate alla detenzione degli stranieri. Ne sono un esempio lampante le varie rivolte scoppiate recentemente nel Centro: se gli stranieri non vi avessero soggiornato così a lungo non ci sarebbero state».


«Se pensiamo poi alla stima degli immigrati irregolari presenti a Milano fatta dalla Croce Rossa - conclude De Vito - che parla di ben 50mila unità (150mila in Lombardia), significa che siamo riusciti a espellere appena il 15 per cento e a imbarcarne solo l’1 per cento».

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