Roma

«Caso Gugliotta, urge chiarezza»

Il caso Gugliotta scuote la città e la politica locale. La vicenda del ragazzo picchiato dai poliziotti mercoledì sera dopo la finale di Coppa Italia Roma-Inter e poi finito in carcere senza nemmeno essere stato alla partita ha troppi lati oscuri per non esigere chiarezza. E i pm hanno acquisito le sconcertanti immagini girate da un testimone da un appartamento in via Pinturicchio e poi messe su Youtube e da qui rimbalzate nelle tv di tutta Italia. Sequenze che non hanno lasciato indifferente nessuno. A partire dal sindaco Gianni Alemanno. «Credo sia necessario fare al più presto chiarezza sulla vicenda che vede coinvolto Stefano Gugliotta. Sono convinto che si sta lavorando per fare piena luce su quanto accaduto non solo nell’interesse del giovane, ma anche delle forze dell’ordine, impegnate ogni giorno per garantire la sicurezza di tutti i cittadini». La stessa fiducia espressa da Renata Polverini, presidente della Regione: «La Questura ricostruirà in breve tempo quanto accaduto al giovane Stefano Gugliotta». Più preoccupato il presidente della Provincia Nicola Zingaretti: «Le forze dell’ordine rappresentano un’istituzione che gode della fiducia di tutti i cittadini. Per questo è di vitale importanza accertare senza alcuna esitazione se ci siano state violenze ingiustificate nei confronti del giovane Stefano Gugliotta». Duro anche il vicepresidente del consiglio comunale Samuele Piccolo (Pdl) che sottolinea come le immagini del pestaggio abbiano «destato viva impressione nell’opinione pubblica» e chiede pene esemplari per gli eventuali colpevoli: «Le immagini parlano da sole e meritano una risposta forte e chiara. Chi ha sbagliato deve pagare, sia penalmente che disciplinarmente». In questo coro di condanna e di richiesta della verità c’è però una nota stonata. Il rinvio a giovedì dell’approvazione della mozione, a firma di alcuni consiglieri comunali, di solidarietà al giovane pestato e imprigionato. Una notizia che rammarica Monica Cirinnà, una delle firmatarie del documento che secondo lei «sarebbe un atto importante per arrivare ad un chiarimento su quanto avvenuto e all’accertamento delle responsabilità a carico di chi, anziché tutelare l’ordine pubblico si è reso protagonista di una selvaggia aggressione contro un ragazzo inerme». Cirinnà rilancia anche «la proposta relativa alla numerazione dei caschi indossati dagli agenti in tenuta antisommossa, impegnati in difficili operazioni di ordine pubblico» che «oltre a garantire la privacy come già accade in altri Paesi europei, rende più facile l’identificazione di chi, in modo indebito, compie gravi azioni di violenza gratuita sanzionabili penalmente».
Molto scossa dalla vicenda anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il giovane detenuto morto all’ospedale Pertini di Roma: «Il fatto che a Gugliotta sia stato proposto un documento con una X già barrata sulla scelta di non voler ricevere ulteriori visite mediche mi fa riflettere su quello che fu un eventuale diniego di mio fratello a ricevere cure, il quale era in un particolare stato emotivo».

«Ovviamente quello di mio fratello e di Gugliotta sono due casi completamente diversi», precisa poi la donna.

Commenti