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Caso Lusi, Parisi: "Grave che nessuno sapesse niente"

Il parlamentare Pd torna sulla vicenda che dell'appropriazione indebita di fondi della Margherita: sempre avuto dubbi su Lusi. Piscitello: "Tutti i capi complici"

Caso Lusi, Parisi: "Grave che nessuno sapesse niente"

I soldi del partiti sottratti da Luigi Lusi? Grave, ma più grave che nessuno sapesse nulla, che dell'ammanco non ci si fosse accorti. A dirlo è l'onorevole Arturo Parisi, già sentito nei giorni scorsi dalla Procura di Roma, intervistato da Repubblica. Il deputato ricorda come, sul bilancio della Margherita avesse già avuto più di un dubbio anche in passato, poi "caduto nel vuoto per sottovalutazione". Certo i contrasti tra lui e Lusi non sono cosa nuova. "Mai il sospetto di una appropriazione personale a fini privati", sottolinea Parisi, ma qualche dubbio sulla gestione del patrimonio della Margherita era sorto. Abbastanza da chiedere "la costituzione di un comitato di tesoreria che difendesse le minoranze dagli eccessi di potere", di cui Parisi si mise alla guida.

"Mai avremmo potuto immaginare che (i soldi) finissero in attici e ville private", dice ancora Parisi, che non nega la gravità del fatto e riconduce l'origine del problema al "tradimento del referendum radicale del 1993 col raggiro del divieto di finanziamento ai partiti fatto passare per rimborso elettorale". "Poi l'impennata dei finanziamenti ai partiti. Lo dissi subito quando nel luglio del 2002 denunciai il rischio che finissimo sommersi dalla valanga di soldi. Non voglio dire che il denaro sia 'lo sterco del diavolo', ma quando è troppo il denaro ai partiti qualcuno può finirci dentro".

Le voci vorrebbero ora una modifica di legge. Una riparazione a posteriori. "Prima di farsi costringere a riformarsi da una legge, sarebbe il caso che i partiti anticipassero autonomamente le riforme nei comportamenti", sottolinea l'onorevole Parisi, "innanzitutto rispettando le regole che da soli si sono dati. Come non vedere che fine ha fatto la democrazia nei partiti? Le assemblee deserte o riempite di comparse. Le decisioni prese all'unanimità per acclamazione. O, come sembrerebbe in questo caso dei Dl, i bonifici a decine, di 148mila euro per aggirare la regola interna della doppia firma per decisioni superiori a 150mila". 

Un duro colpa alla credibilità delle compagini politiche insomma. "È urgente che i capipartito riconoscano che il potere nelle loro mani è troppo superiore alla loro capacità di usarlo bene", accusa Lusi. Una questione che va risolta, "Cominciando ognuno da se stesso".

E se Parisi accusa una gestione non attentissima dei fondi della Margherita, Rino Piscitello, ex Dl ora nell'Mpa rincara la dose: "In molti si sono avvantaggiati del modo del tutto personale in cui venivano gestiti i soldi della Margherita dopo che aveva cessato di esistere". Se si è riusciti a togliere 13 milioni dai conti nel silenzio più totale è perché "i controllori erano stati 'sedati' e non avevano interesse a controllare". L'accusa è pesante e riguarda "una rete di complicità che ha consentito a Lusi di fare quello che voleva, complici tutti i capi". 

Piscitello fa notare come - con la Margherita non più attiva dal 2009 - i soldi non potevano certo essere destinati "per attività politiche". Ora "chi ha avuto soldi per iniziative politiche lo dica, facciamo trasparenza.

 Perchè alcuni hanno preso soldi da Lusi in un rapporto del tutto personale".

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