Politica

Caso Mazzella, Palazzo Chigi nega ogni addebito Di Pietro: "Dimissioni di Alfano e dei giudici"

Dopo l'indiscrezione pubblicata dall'Espresso il governo risponde a Montecitorio. Il ministro Vito: "Il governo non ha organizzato alcuna riunione presso l'abitazione del giudice Mazzella. E mai si è parlato del Lodo Alfano". Battibecco in aula tra Bondi e Di Pietro

Caso Mazzella, Palazzo Chigi nega ogni addebito 
Di Pietro: "Dimissioni di Alfano e dei giudici"

Roma - Il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro ha portato nell’aula di Montecitorio il caso della cena tra il premier, il Guardasigilli e due giudici della Corte costituzionale, di cui ha parlato l'ultimo numero dell'Espresso. L'ex pm chiede le dimissioni del ministro della Giustizia Angelino Alfano, dei giudici Mazzella e Napoletano. Ma il governo respinge al mittente ogni addebito. In aula si scatena un vivace battibecco tra il ministro Bondi e Di Pietro.

La risposta del governo Tocca al ministro per i Rapporti con il parlamento, Elio Vito, il compito di rispondere a Di Pietro. Vito osserva subito che l’articolo dell’Espresso "fa frequenti e generici riferimenti a formule come più fonti concordano, sembra". Si tratta solo di "mere congetture e ipotesi disparate". Prosegue il ministro: "Va subito chiarito che il governo Berlusconi non ha organizzato presso l’abitazione del giudice Mazzella alcuna riunione. Molte settimane prima del mese di maggio di quest’anno, il presidente Silvio Berlusconi, unitamente a Gianni Letta, Angelino Alfano e Carlo Vizzini e al giudice costituzionale Paolo Maria Napolitano e alle loro rispettive consorti, riceveva invito alla cena".

Conoscenza e stima "Un incontro conviviale - precisa Vito - che è diretta conseguenza dei rapporti di conoscenza e di stima risalenti nel tempo e che si è svolto nella prima metà del mese di maggio. In ogni caso - rileva - in epoca antecedente al 26 giugno, giorno in cui il presidente della Corte Costituzionale ha fissato per il 6 ottobre la data di inizio della discussione sul lodo Alfano nominando relatore il giudice Gallo".

Mai parlato del Lodo Vito poi smentisce che gli oggetti della discussione durante la cena fossero il Lodo Alfano o la riforma costituzionale della giustizia. Su quest’ultimo punto, Vito per "tranquillizzare gli interroganti" afferma che "le iniziative in materia di giustizia sul piano legislativo del Governo saranno rispondenti al programma presentato al corpo elettorale e che ha ricevuto dal corpo elettorale il pubblico consenso".

Di Pietro chiede dimissioni "Signor ministro - ha attaccato Di Pietro nel suo intervento - anche se non c’è, vogliamo sapere da lei perchè ha partecipato a un incontro carbonaro con il presidente del Consiglio, plurinquisito, e con il consigliere della Corte costituzionale Mazzella". Di Pietro ha sottolineato che il premier non viene sottoposto a giudizio proprio per effetto del lodo Alfano, su cui la Corte dovrà pronunciarsi il 6 ottobre. Di Pietro ha affermato che con questa "cena carbonara e piduista" è stata "compromessa la credibilità della Corte" ed ha chiesto al ministro Alfano se non creda opportuno presentare le sue dimissioni. Di Pietro si è poi dichiarato insoddisfatto della risposta del ministro Vito.

Battibecco Bondi-Di Pietro Nel suo intervento il leader dell’Idv usa toni molto forti. Il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, mostra di non gradire. Seduto ai banchi del governo, accanto al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, e a Vito, Bondi allarga più volte le braccia scuotendo la testa e borbottando. Quando Di Pietro parla di "giudici spregiudicati che infangano la Corte", anche Vito guarda più volte verso il presidente di turno, Rocco Buttiglione, nella speranza che si intervenga per riprendere il deputato dell’Idv. Buttiglione capisce e si "arma" di campanella, ma non la fa suonare, né dice una parola. Così è Bondi a intervenire. Grida più volte "Vergognati! Vergognati!" all’indirizzo di Di Pietro. Poi si alza, continuando a inveire verso gli scranni dell’Idv. I commessi gli si avvicinano. Di Pietro tace guardandolo negli occhi.

Alla fine, il ministro della Cultura, dopo aver gridato ancora "vergognati!", decide di lasciare l’aula.

Commenti