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Caso Meredith, Amanda: "Picchiata e offesa"

Pantaloni bianchi, camicetta bianca a maniche corte e coda di cavallo, la Knox è entrata sorridendo in aula. Poi l'interrogatorio: "La polizia e i magistrati mi hanno forzata a confessare. Anche con le botte. Mi chiamavano stupida burgiarda. Ho avuto paura"

Caso Meredith, Amanda: "Picchiata e offesa"

Perugia - Stavolta ha cambiato strategia. Ha scelto di parlare davanti alla Corte. Amanda Knox, la studentessa di Seattle accusata dell’omicidio di Meredith Kercher, viene ascoltata in aula nell’ambito del processo che la vede imputata del delitto della ragazza inglese assieme a Raffaele Sollecito. Pantaloni bianchi, camicetta bianca a maniche corte e coda di cavallo, Amanda è entrata sorridendo in aula per l’ennesima udienza del processo per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher che la vede imputata insieme al suo ex fidanzato Raffaele Sollecito.

I legali di Lumumba "Sotto pressione ho immaginato tante cose": Amanda ha giustificato così le accuse a Patrick Lumumba rispondendo alle domande del legale che rappresenta il musicista come parte civile. Riferendosi agli interrogatori ai quali venne sottoposta prima di essere arrestata ha parlato di "dichiarazioni prese contro la mia volontà. Tutto ciò che ho detto - ha aggiunto - l’ho detto sotto pressione. Mi è stato suggerito dal pubblico ministero. Loro (il riferimento della domanda era alla polizia - ndr) suggerivano la via. Sotto pressione - ha detto ancora la Knox - ho immaginato tante cose diverse". "Le ha suggerito la polizia di dire che Meredith aveva fatto sesso la notte dell’omicidio?" ha chiesto l’avvocato Pacelli. "Sì" la risposta della Knox. "L’hanno picchiata per farle dire questo?" ha chiesto ancora il legale. "Sì" ha replicato Amanda. La Knox ha quindi negato di avere incontrato Patrick Lumumba e di essere stata nella casa del delitto la sera del primo novembre del 2007.

L'interrogatorio Ha sostenuto di essere stata chiamata ripetutamente "stupida bugiarda" durante gli interrogatori sostenuti in questura la notte tra il 5 e il 6 novembre del 2007 prima di essere arrestata. La giovane di Seattle, parlando in inglese, ha spiegato di essersi recata in questura quella sera perché aveva paura di stare sola "perché non avevano trovato chi aveva fatto questa cosa. Quando ho detto Patrick - ha affermato la Knox - non sapevo se ero colpevole o no. Sapevo solo che non ero là (nella casa del delitto ndr)". Nessuno dei testi d’accusa sentiti nel processo ha mai parlato di pressioni alla Knox. I pm presenti in aula non hanno voluto finora commentare le dichiarazioni di Amanda. I magistrati starebbero comunque valutando la possibilità di chiedere la trasmissione del verbale di udienza per valutare eventuali reati.

Le percosse "Una poliziotta mi fece così... due volte": Amanda ha mimato due leggeri colpi con la mano alla nuca quando uno dei suoi difensori le ha chiesto di precisare quanto detto stamani. La giovane ha infatti sostenuto di essere stata picchiata in questura. Lo ha fatto alla ripresa del suo interrogatorio davanti alla Corte d’assise di Perugia. La Knox ha descritto nuovamente l’interrogatorio della notte tra il 5 e il 6 novembre del 2007. "Avevo tante persone intorno a me - ha aggiunto - e qualcuno urlava. Mi hanno portato delle cose, ma solo dopo che avevo fatto dichiarazioni. I miei genitori - ha detto ancora la Knox - volevano andassi a casa o da mia zia in Germania ma io non volevo andare via".

In aula il padre dell'americana Nell’aula presidiata da centinaia di giornalisti, c’è anche il padre della studentessa americana, Kurt Knox, venuto per assistere alla deposizione della figlia davanti alla Corte d’assise di Perugia: "Oggi si vedrà una nuova Amanda - ha detto - che non è quella dark angel descritta fino ad ora. Dirà la verità".

Autorizzate le riprese La Corte d’Assise di Perugia ha accolto la richiesta di alcune emittenti televisive di poter fare riprese audio e video dell’esame dell’imputata Amanda Knox.

La Corte, in particolare, ha disposto che le telecamere possono riprendere i primi cinque minuti dell’interrogatorio in aula e proseguire le riprese dallo schermo della sala stampa allestita all’interno del Palazzo di Giustizia.

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