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Caso Mesiano, attacco a Canale 5 e Giornale

Dure critiche dell'Fnsi al servizio di Mattino 5 sul magistrato milanese: "Pestaggio mediatico". L'Anm contro Il Giornale per un articolo (leggi): "Intervenga il garante della privacy". Video e articolo saranno analizzati dal Csm

Caso Mesiano, attacco a Canale 5 e Giornale

Milano - Il filmato sul giudice civile milanese Raimondo Mesiano - trasmesso ieri mattina da Mattino 5 - fa scoppiare un nuovo caso mediatico. A sollevare il polverone è proprio il presidente della Federazione nazionale della stampa, Roberto Natale, che accusa Canale 5 di "pestaggio mediatico". Sulla scia anche l'Anm va all'attacco di Canale 5 e tira in ballo anche Il Giornale per aver raccontato i commenti di Mesiano alle elezioni politiche 2006 (leggi l'articolo) e invita il Garante della privacy a intervenire. Detto fatto: l'Authority sta già valutando se aprire l'istruttoria. Intanto video e articolo finiranno tra i temi al centro della riunione del Csm di martedì mattina. Per quella data, infatti, la Commissione ha fissato in calendario la discussione sull’apertura della pratica a tutela del giudice Mesiano.

Le accuse dell'Fnsi Il servizio lanciato dal conduttore Claudio Brachino è un focus di pochi minuti sul magistrato milanese che ha condannato il gruppo Fininvest a risarcire alla Cir di Carlo De Benedetti 750 milioni di euro. Il contenuto del video non è, però, piaciuto all'Fnsi. "Visto che il presidente del Consiglio continua a deprecare 'l’uso criminoso' della televisione, ancora una volta tirando in ballo a sproposito Annozero, gli rivolgiamo una domanda - chiede il numero uno della federazione, Roberto Natale - come considera l’uso della televisione che è stato fatto ieri mattina dalla più importante rete Mediaset?". Poi attacca: "Mattino 5 ha mandato in onda un servizio su Raimondo Mesiano, il giudice della sentenza Fininvest-Cir, che rassomiglia molto a un pestaggio mediatico, del quale peraltro l’onorevole Berlusconi aveva già dato il preavviso nei giorni scorsi. Ci sembra un tema ben più rilevante che non le minacce di ritorsione sul canone Rai al solito segnate dal suo clamoroso conflitto di interessi".

Le polemiche dell'Anm Duri anche il presidente e il segretario dell’associazione nazionale magistrati, Luca Palamara e Giuseppe Cascini, che si dicono "esterrefatti e indignati per la gravissima campagna di denigrazione e di aggressione nei confronti del giudice Mesiano, da parte dei giornali e delle televisioni del gruppo Fininvest e della famiglia Berlusconi". L'Anm scrive al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e invita il Garante della privacy a intervenire. Il sindacato delle toghe punta il dito contro Il Giornale, colpevole di aver "pubblicato il racconto di un anonimo avvocato che tre anni fa avrebbe carpito in un ristorante alcune frasi dello stesso giudice, a commento dei risultati delle elezioni politiche 2006". "Non crediamo - accusa, infine, l'Anm - che esistano precedenti simili in Italia, per denigrare una persona e delegittimare una funzione essenziale e delicata per la civile convivenza in uno Stato di diritto".

Mediaset: "Non accettiamo bacchettate" "Non accettiamo bacchettate da chi negli ultimi mesi ha reso sistematica prassi giornalistica lo spionaggio a senso unico dal buco della serratura". Mediaset, per bocca del Direttore generale News, Mauro Crippa, interviene con un comunicato nelle polemiche di oggi: "Troppo comodo prendersela oggi con Brachino, che mostra a passeggio per strada un magistrato che obbiettivamente ha acquisito notorietà nazionale ed internazionale, quando l’informazione giornalistica è dominata da curiosità assai più morbose". "Vogliamo tutti maggiore sobrietà nell’informazione? Le News di Mediaset raccolgono l’invito in attesa che lo stesso facciano quelli che così istericamente ci criticano".

La replica di Brachino: "Noi le vittime" "Per me le parole sono molto importanti e oggi l’unica vittima di pestaggio mediatico sono io". Claudio Brachino, direttore di Videonews e conduttore di Mattino 5 respinge ai mittenti le accuse spiegando che Canale 5 non ha pedinato nessuno: "E' semplicemente la rubrica di opinione di una testata che si è occupata del caso del giorno, esercitando il diritto di cronaca". "Le immagini - insiste Brachino - non sono frutto di alcun pedinamento ma sono riprese su un marciapiede mentre lui va dal barbiere. Ho chiesto ad una nostra cronista di farci un pezzo senza epiteti nè giudizi politici. E infatti il pezzo non ha valutazioni politiche né di altro tipo, c’era solo la parola 'stravagante', di cui si può parlare ma non mi sembra un insulto. Poi possiamo discutere anche se il calzino è di buono o cattivo gusto. Ma non mi sembra una cosa per cui ricevere accuse di aggressione mediatica".

Il Pdl: "Da che pulpito parla la sinistra?" "Il servizio di Mattino 5 può piacere o no, come ogni altro prodotto giornalistico. Ma viene da chiedersi dove vivano e che televisione guardino quelli che, da oggi, stanno sparando a zero contro Mattino 5 e Brachino". Il Pdl non ci sta al linciaggio messo in atto da Fnsi e Anm contro Canale 5 e Il Giornale. "A sinistra, hanno assistito per anni plaudendo e incensando ad arene televisive costruite per aggredire gli avversari politici, sostenere tesi precostituite, sfregiare persone nella loro immagine e nella loro reputazione - ha commentato Daniele Capezzone, portavoce Pdl - ma, siccome erano cose gradite alla sinistra politica, quelle bravate televisive erano premiate ed esaltate come giornalismo civile. E ora dovremmo ascoltare le lezioncine di etica e di giornalismo da questi signori? Si occupino dei pulpiti da cui fanno le loro prediche...".

La riunione del Csm Martedì il Csm affronterà a 360 gradi il "caso Mesiano". Nel fascicolo a tutela del giudice milanese finirà anche l’ultimo capitolo della vicenda: il servizio trasmesso ieri dal Tg5 e un articolo del Giornale. Giuseppe Berruti, togato di Unicost, è il promotore della richiesta di apertura della pratica firmata poi da altri 14 colleghi: richiesto l'intervento a tutela della "denigrazione" di Mesiano.

A cominciare dagli attacchi rivolti al giudice milanese dal presidente del Consiglio e da altri esponenti della maggioranza di centrodestra all’indomani della sentenza con la quale ha stabilito che Fininvest debba risarcire con 750 milioni di euro la Cir di De Benedetti per il lodo Mondadori.

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