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Caso preti gay, il vicariato: "Sacerdoti con doppia vita ora vengano allo scoperto"

Dopo l'inchiesta di Panorama sui sacerdoti gay parla il vicariato di Roma: "Coerenza vorrebbe che ora venissero allo scoperto, nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttando solo i benefici"

Caso preti gay, il vicariato: 
"Sacerdoti con doppia vita 
ora vengano allo scoperto"

Roma - Se ci sono sacerdoti gay, "coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto", perche "nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici". Lo afferma il vicariato di Roma in una nota diffusa all’indomani delle rivelazioni di Panorama su alcuni preti che condurrebbero una "doppia vita", frequentando nel tempo libero i locali di ritrovo degli omosessuali della capitale. Il vicariato di Roma, pur tacciando l’articolo di scandalismo, diffamazione e di voler screditare la Chiesa, di fatto non esclude che qualche sacerdote possa condurre una doppia vita, precisando però che a Roma vivono molti sacerdoti provenienti da tutto il mondo per studiare e che nulla hanno a che fare con la Chiesa di Roma. "Non vogliamo loro del male - si afferma nella nota pubblicata sul sito del vicariato Romasette.it - ma non possiamo accettare che a causa dei loro comportamenti sia infangata la onorabilità di tutti gli altri". "Chi conosce la Chiesa di Roma, dove vivono anche molte centinaia di altri preti provenienti da tutto il mondo per studiare nelle università, ma che non sono del clero romano nè impegnati nella pastorale - rileva il vicariato - non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro dalla "doppia vita", che non hanno capito che cosa è il "sacerdozio cattolico" e non dovevano diventare preti. Sappiano che nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici. Coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto".

Mulè: "Inchiesta documentata" L’inchiesta di Panorama sui preti gay è documentata: lo precisa il direttore, Giorgio Mulè, replicando alle osservazioni di fonti vaticane che parlano di notizia "priva di prove concrete e circostanziate". "Le anonime ma "autorevoli fonti vaticane" relativamente all’inchiesta di Panorama sulle notti brave dei preti gay a Roma - sottolinea Mulè - parlano di una notizia "priva di prove concrete e circostanziate" ed è bollata come un "tentativo di trovare ad ogni costo argomenti forti per svegliare i lettori sotto l’ombrellonè. Desidero rassicurare le anonime fonti vaticane invitandole a recarsi in edicola per leggere l’inchiesta. Ove non fosse sufficiente sarò lieto - se dovessero decidere di rendersi palesi con la direzione di Panorama - di fornire loro nomi, cognomi e indirizzi dei sacerdoti che hanno compiuto atti sessuali, peraltro documentati da riprese video incontrovertibili". "I nostri lettori, inoltre, saranno sicuramente svegliati dalla nostra inchiesta. Ma le anonime fonti mi credano: avremmo preferito non disturbare il loro riposo - conclude Mulè - piuttosto che raccontare questa squallida storia". 

Seminarista: "A feste omosex, ma non sono malato" "Eh sì, è difficile, ma che ci devo fare? Non sono malato, sono normale. Voglio vivere la mia vita e compiere le mie scelte liberamente". Parole dette piano, sullo sfondo di uno dei più bei parchi di Roma all’Eur, a pochi metri dalla grande entrata del Gay Village, la discoteca all’aperto dedicata ai gay dove visi sorridenti e persone gentili accolgono chiunque, nonostante le anticipazioni sul servizio di Panorama che indica quel luogo come punto di riferimento dei sacerdoti gay. Per chiunque si intende anche lui: seminarista e non prete, comunque vocato e in attesa, che se la sente di parlare solo quando gli assicurano che non avrà mai un nome e mai un volto. "L’omosessualità è un humus nel quale la chiesa ha pescato i propri figli - racconta -: persone che vivevano in silenzio ed emarginate la propria solitudine, che non si facevano una propria famiglia perchè non potevano, gay repressi. E adesso viviamo la nostra vita disperatamente, nascondendoci. E qui a Roma è più facile confonderci". Ma è quella "caccia alle streghe che ha avviato il Vaticano che fa più male", quella filosofia per la quale "l’omosessuale è un pedofilo. Noi non siamo pedofili", protesta. Lui non lo è: giovane sì, ma non così giovane da essere categorizzato, condanna questa "pruderie che si consuma intorno a noi". Parla e vorrebbe parlare di più, ma non si fida. Però accenna a "corsi di recupero interni" dove la chiesa "spedisce quelli come noi, quelli che non vengono espulsi. Al nord c’è uno di questi centri, in Lombardia".

Una "persecuzione tangibile, vasta e devastante, esplicita" che ha portato la Chiesa ufficiale a "espellere tanti di noi", conclude.  

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