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Caso trans e Marrazzo: indagati altri 2 carabinieri per la morte di Cafasso

Simeone e Tagliente, già detenuti per il ricatto ai danni dell'ex governatore del Lazio, sono indagati per omicidio volontario per la morte del pusher dei trans, ucciso da una dose di eroina mascherata da cocaina

Caso trans e Marrazzo: 
indagati altri 2 carabinieri 
per la morte di Cafasso

Roma - Altri due carabinieri, oltre a Nicola Testini, sono indagati dalla procura di Roma per la morte di Gianguarino Cafasso, il pusher dei trans deceduto per una overdose di eroina mascherata da cocaina, nel settembre dello scorso anno. Si tratta di Luciano Simeone e Carlo Tagliente, i due militari dell’arma già detenuti per il presunto ricatto ai danni di Piero Marrazzo. I due sono ritenuti gli autori del blitz compiuto il 3 luglio scorso in un appartamento di via Gradoli dove venne sorpreso l’allora governatore del Lazio in compagnia del viado Natalì. I due militari sono indagati per omicidio volontario, ipotesi di reato che è già costato il carcere al maresciallo Testini. Secondo la ricostruzione dell’accusa Cafasso sarebbe stato ucciso con uno "speedball" ceduto da Testini nel parcheggio Rai di Saxa Rubra.

Le accuse Omicidio volontario in concorso è il reato contestato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli ai carabinieri. In particolare ai due militari è contestato il concorso morale nel delitto. Un convincimento, quello degli inquirenti, derivante dalla circostanza che un analogo movente per tutti vi sarebbe alla base dell’omicidio. Un movente già esplicitato nell’ordinanza di custodia cautelare che il 29 marzo ha portato in carcere Testini accusato, invece, di aver compiuto materialmente l’omicidio. "Cafasso dopo l’esito negativo dell’offerta del filmato alle giornaliste del quotidiano Libero, era diventata una persona che 'sapeva troppo' e inaffidabile - si legge nel provvedimento cautelare - considerate anche le sue condizioni di abituale consumatore di droga".

Testimone da eliminare Un testimone "scomodo", insomma, che era in grado di ricattarli essendo in possesso del filmato che ritraeva Marrazzo in atteggiamenti intimi con un transessuale e che pertanto per la "salvezza comune" doveva essere eliminato. Il video in questione, infatti, come fu ammesso da Simeone in un interrogatorio del 18 marzo, riportato nel provvedimento cautelare, "utilizzando il cellulare di Tagliente.

Il video fu poi riversato sul computer del Tagliente - si legge nell’atto - in un file poi cancellato, e consegnato al Cafasso su una pennetta, affinché lo montasse tagliando le parti in cui (loro) era ripresi".

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