Roma

Il caso di Villa Piccolomini: le ultime parole «fumose»

Ci sono voluti cinque mesi per conoscere le risposte della Regione sul caso Villa Piccolomini. Era l’11 gennaio quando il capogruppo dei Socialisti Riformisti alla Pisana Donato Robilotta presentò due interrogazioni urgenti per conoscere la situazione dell’Ipab «Fondazione Nicolò Piccolomini per l’Accademia di Arte drammatica». Cinque mesi dopo ecco le parole dell’assessore agli Affari istituzionali Daniele Fichera. Che, però, non chiarisce affatto la situazione.
Ma andiamo con ordine. La «Villa del sole», questo il nome esatto, balzò agli onori delle cronache lo scorso autunno per una cena per quattro persone organizzata dal presidente della Regione Piero Marrazzo dal costo di 1300 euro. Prese le mosse da lì l’inchiesta del Giornale che svelò quanti soldi costava ai contribuenti del Lazio Villa Piccolomini, in cui avvenivano, appunto, oltre agli incontri della Fondazione, quelli di rappresentanza della giunta. Ben 146mila euro per «la fornitura di servizi utili e necessari allo svolgimento delle attività di comunicazione istituzionale e di rappresentanza del presidente e della giunta regionale» nel 2006, altri 500mila per la proroga nel 2007 e nel 2008. A cui bisogna aggiungere 70mila per «realizzare interventi finalizzati a migliorare l’accoglienza e l’organizzazione degli eventi previsti (...) che necessitano una cornice adeguata». In totale si tratta di 716mila euro.
Un’enormità su cui il consigliere Robilotta chiedeva trasparenza. Come fossero stati utilizzati i fondi, quali fossero le attività compiute dall’Ipab e se Marrazzo non ritenesse opportuno una commissione d’indagine per verificare il comportamento del commissario straordinario che regge la Fondazione. Ci sono voluti cinque mesi, come dicevamo, per conoscere il parere della giunta. E la risposta è che si continuano a perseguire gli stessi «fini istituzionali», cioè «interventi di carattere assistenziale ed elargizione in denaro ad artisti emergenti». Questo, e veniamo all’inghippo, fino al biennio 2004-2005 quando furono erogati contributi pari a 62.580 euro per il primo anno e 7096 per il secondo. Peccato che l’interrogazione riguardasse in particolar modo il periodo successivo, quello, partito il 4 ottobre 2005, del commissario Luca Voglino. «Successivamente, come formalmente relazionato dal commissario straordinario - prosegue la risposta dell’assessore - la sospensione delle erogazioni da parte della Fondazione è stata determinata dall’indisponibilità di somme liquide venutasi a determinare a causa dell’alto numero di contenziosi in essere, tra i quali, si richiama un pignoramento immobiliare, emesso dal Tribunale di Roma, che colpisce tutto il patrimonio dell’ente». «In tale situazione l’organo amministrativo si trovava nell’impossibilità giuridica di poter disporre liberamente non solo degli immobili oggetto di espropriazione, ma anche dei frutti degli stessi. La mancata composizione delle liti attualmente in corso ha determinato, finora, la necessità di un accantonamento prudenziale di somme». La risposta si chiude con l’auspicio di poter creare, al termine di una trattativa col Comune, una casa di riposo per artisti indigenti. Insomma, che fine abbiano fatto quei 700mila euro la Regione non lo dice.
Identica sorte ha avuto la seconda interrogazione di Robilotta che chiedeva come mai a oltre due anni dal commissariamento non fosse stato nominato il nuovo cda della Fondazione (il commissario Voglino sarebbe dovuto rimanere in carica solo fino a gennaio 2006). Qui l’assessore Fichera parla delle difficoltà avute nel riordinare la materia delle Ipab. Per questo è «problematica la procedura di nomina dei rappresentanti regionali nei cda».

In più tira fuori le solite «numerose e complesse problematiche di natura amministrativo-contabile» e i «contenziosi in essere».

Commenti