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Cassina, alla sbarra per un oro

Il ginnasta azzurro: «Mi riconoscono tutti, io non ho perso le motivazioni Firmerei per un bronzo»

Un uomo alla sbarra. Condannato senza essere imputato. Perché se vinci la medaglia d’oro alle Olimpiadi non puoi brindare, salutare e andare via: ormai hai barattato la quiete con un pugno di fama, il silenzio della palestra con il telefono che squilla, l’ombra non sempre sgradevole di un piazzamento con l’obbligo di arrivare primo. Desiderabile tormento toccato pure al geometra Igor Cassina da Meda, che alla sbarra ci vive da quando aveva 6 anni: a quell’attrezzo ha dedicato una vita, diventando uno degli otto azzurri che hanno conquistato un oro individuale ad Atene. Era il 23 agosto 2004. Sembra ieri. Se non conti i giorni filati via. Non sempre all’altezza di quella gioia.
Chi è Cassina tre anni dopo?
«Lo stesso ma più soddisfatto di sé. Andavo alle elementari e già pensavo solo alla ginnastica, aver vinto l’oro alle Olimpiadi è stata la realizzazione di un sogno. La gente mi riconosce per strada, non solo a casa: partecipare al programma tv Ballando con le stelle mi ha dato più notorietà ma poi tutti si ricordano che sono un ginnasta».
A Ferragosto saranno 30 anni. Il primo pensiero?
«I 30 anni sono l’età che mi avvicinerà al ritiro dall’agonismo».
Se ne va la gioventù perché se ne va la ginnastica, insomma...
«Mi è difficile parlare dei 30 anni senza pensare alla ginnastica, perché vivo in funzione dello sport, fatico ad immaginarmi senza allenamenti, gare, punteggi. Mi sono iscritto a Scienze Motorie all’Università Cattolica di Milano. Per ora ho dato quattro esami, di quelli difficili: studio al mattino, fra le 7.30 e le 9, prima di andare ad allenarmi, e riprendo la sera. In futuro vorrei insegnare ginnastica agli universitari e ai bambini».
Il presente è un altro: estate a Porto San Giorgio e non per andare al mare.
«Ero lì in ritiro con la nazionale in attesa dei campionati italiani che scattano dopodomani ad Ancona e soprattutto dei Mondiali di Stoccarda, in settembre, dove farò quattro esercizi oltre alla sbarra, cioè tutto tranne il corpo libero. Devo contribuire alla conquista del pass olimpico per Pechino 2008, che spetta alle prime dodici nazionali qualificate».
Quanto tempo passa in palestra?
«Adesso cinque o sei ore al giorno».
A Pechino avrebbe 31 anni. «Pochissimi», diceva dopo Atene.
«Dopo Atene era tutto bello... Ma oggi la ginnastica è uno sport per specialisti: la sbarra è rischiosa eppure, chi si sa gestire, dura».
Si è mai sentito appagato?
«Non ho perso motivazioni. E ho affrontato con equilibrio i momenti difficili delle ultime stagioni perché vincere un oro olimpico ti permette di costruire un giudizio più sereno su te stesso e sui risultati che ottieni. L’eredità lasciatami dai Giochi 2004 è questa, anche perché la ginnastica resta sport poco remunerativo, senza un business a circondarlo».
Fuori dalla finale ai Mondiali 2005 con dichiarazioni polemiche sul peso politico della Federazione italiana. Caduto e senza finale nel 2006. Ci si aspettava di più...
«Ripetersi è dura. E non è vero che la popolarità mi ha distratto. Non mi nascondo, accetto le critiche, ho vissuto un periodo in cui mi bloccavo, non ero naturale, sbagliavo. Mi piacerebbe solo si capisse la fatica che facciamo. Quanto alla polemica del 2005 fu un equivoco poi chiarito. E nel 2005 ho vinto un argento europeo...».
Sul suo sito web (igorcassina.it) si ammira il movimento Cassina, codificato dalla Federazione Internazionale: quando lo rivedremo in gara?
«L’ho eseguito fino al 2006 ma l’anno scorso un paio di cadute mi hanno convinto a non portarlo ai Mondiali, dove sarà troppo importante la qualificazione olimpica di squadra. Sto lavorando per riproporlo a Pechino. I nuovi punteggi lo premiano meno ma l’effetto sulla giuria resta. C’è anche il Cassina 2: un avvitamento in più nel doppio salto sopra la sbarra. Ho promesso di farlo in gara e manterrò la parola».
Il nuovo astro della ginnastica italiana è Vanessa Ferrari: le invidia qualcosa?
«Nulla. Vanessa dimostra che la ginnastica può fare audience. In testa lei ha solo il suo sport».
Ancora fidanzato?
«Sono single».
C’è un campione che ammira?
«Paolo Bettini, il ciclista, l’ho conosciuto ad Atene, ottima persona. E Valentino Rossi. Un tipo estroso».
Interista, come lei...
«Vorrei la Champions League. Non c’è paragone con lo scudetto».
C’è il doping nella ginnastica?
«Non c’è sostanza che faccia saltare di più».
Obiettivo per Pechino?
«Firmerei per un bronzo. Rivali? Pegan, Maras, Hambuchen. I cinesi potrebbero sorprendere tutti».


Ma quei calli sulle mani andranno via?
«I calli sono la mia vita».

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