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Cenerentola ha trovato due principi azzurri

Campioni del mondo, campioni del mondo! Ammetto di aver copiato - ma istintivamente - alla fine di venti ore di diretta su Sky il mio amico Fabio Caressa ma cos’altro c’era da dire!
Parliamone di questa vittoria dei fratelli Molinari, Francesco ed Edoardo. Dire che sono stati grandiosi è troppo facile: tutti i media italiani e internazionali ne hanno già parlato e fatto le dovute considerazioni e gli elogi di prammatica. Ma cosa significa questa vittoria? A vincere sono stati loro gli ormai «fratelli d’Italia» ma questa vittoria è anche una vittoria del golf italiano da tanti anni considerato la «Cenerentola» del golf europeo. Abbiamo rotto da poco il numero dei 100mila tesserati. Un traguardo ambito da anni ma che io considero solo un nuovo punto di partenza per uno sport che deve sfondare anche in Italia, malgrado i pregiudizi e le remore dei golfisti della prima ora che lo vivono con lo spirito di una «casta».
Lunedì c’è stata l’assemblea generale della Federazione, con il presidente Franco Chimenti in cattedra - come è sua abitudine essendo preside di Farmaceutica alla Sapienza di Roma -. Lo ha detto chiaro e tondo, il golf sta conoscendo un momento magico grazie prima di tutto agli atleti e poi al lavoro e all’impegno anche finanziario che sta portando avanti la Federazione. I circoli che in Italia sono la linfa del golf - ed a volte i contestatori di una politica più aperta - saranno sostenuti ed aiutati se promuoveranno quanto è in loro potere e volontà una politica per i giovani, per creare nuovi campioni.
Sono dilettante da una vita ma devo ammettere che solo tramite il successo dei professionisti il golf italiano può vivere in prima pagina e progredire. Abbiamo dei giovani campioni dilettanti che sognano Tiger & Co. Benissimo: ma che anche loro capiscano che non basta vincere il campionato pulcini, o cadetti per essere qualcuno. Manassero docet. La Federazione impegna dei fondi - consistenti - per farli giocare nei tornei dilettantistici più importanti. È lì il momento della verità: o si è competitivi ai massimi livelli o è inutile illudersi ed al massimo si finisce su di un campo pratica a dar lezioni, anche se non c’è nulla di male. Anzi c’è di che sbarcare e bene il lunario.
Torniamo ai fratelli Molinari ed al significato e alle implicazioni di questo - meritato - ma inatteso trionfo. Come golf italiano abbiamo perso il «treno» con Costantino Rocca ed ancor prima - per chi se lo ricorda era il 1968 - con Roberto Bernardini secondo individuale alla Coppa del mondo all’Olgiata. Ora c’è questa vittoria che entra nella storia del golf italiano dopo 55 anni di World Cup. I primi «fratelli» a vincere un titolo simile, la stampa estera non fa che dirlo, quella italiana ha recepito il messaggio. La Federazione ora deve cavalcare la Tigre (non Tiger che è nella...

con la moglie Elin!), deve ringraziare i fratelli ma onestamente sfruttarne il loro successo per dire che in Italia il golf esiste ed ora è anche uno sport olimpico. O adesso o mai più: Chimenti investi in promozione!

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