Cronaca locale

Cento pellicole al posto del prozac

In un libro Paola Maraone elenca i film che fanno bene al cuore: «Non solo quelli romantici ma pure quelli che danno emozioni forti»

«Cineterapia. 99 film che fanno bene al cuore» (Sperling & Kupfer, pagine 242, euro 14, con prefazione di Geppi Cucciari) è il nuovo libro di Paola Maraone, già autrice due anni fa, con Paolo Madeddu, di «Da una lacrima sul viso. Come guarire i mali del cuore attraverso l'ascolto omeopatico delle 50 canzoni più deprimenti del pop italiano».
Cineterapia prosegue il discorso avviato con Una lacrima sul viso?
«In un certo senso sì. La terapia prende forma attraverso due forme espressive diverse come il cinema e la musica, le quali possono rivelarsi più efficaci dei tradizionali antidepressivi. Inoltre nel cinema è fondamentale il ruolo della colonna sonora, quindi della musica».
Cos'è di preciso la cineterapia?
«Come spiego nelle istruzioni per l'uso all'inizio del libro, uno psicologo americano, Gary Salomon, all'inizio degli anni Novanta cominciò a somministrare ai suoi pazienti vhs e dvd invece di Prozac e simili. Una terapia che ciascuno può prescriversi da solo senza grossi rischi: l'unico è di noleggiare «Una scelta d'amore» anziché «Scelta d'amore». Il primo è un serissimo film sulla guerra civile in Irlanda, il secondo, più indicato, è una storia d'amore e malattia con Julia Roberts. Questo libro è nato appunto con l'idea di aiutare a scegliere il film giusto, senza bisogno di ricorrere ai rispettabili e corposi dizionari specializzati».
A prima vista ci aspetta una sfilza di film romantici, diciamo pure rosa, ma tra i magnifici 99 compaiono anche titoli più inquietanti come «Il silenzio degli innocenti», «Shining», «The Others», «Il gladiatore»...
«Ho scelto non sono solo film romantici, che offrono distrazione o sollievo, ma anche storie che danno una scossa allo spettatore, che sanno trascinarlo nel mezzo della vicenda, che trasmettono emozioni. Le emozioni non devono essere per forza positive, l'importante è che segnino un passaggio di stato».
Quali sono stati i criteri di selezione?
«All'inizio un brain-storming del tutto casuale, poi sempre più mirato, per griglie. Gli attori più romantici, i registi più romantici, i temi più frequentati, le fasi della vita più significative... Per questo il libro è diviso in 4 capitoli: Due è meglio di uno (per chi vuole film che parlino di innamoramento e amore); Due cuori e una capanna (commedie e drammi di coppia); Non c'è due senza tre (film su relazioni traballanti); Uno è meglio di due? (relazioni pericolose o in crisi)».
Tra i film ora in sala quali ritiene siano quelli più «cineterapeutici»?
«Juno, perché insegna a stare attenti a quello che si fa, ma anche a prendere la realtà di traverso. È un film spiazzante e che racconta di un passaggio di stato. In amore niente regole, perché sovverte le regole appunto, si diverte a prendere in giro i canoni della commedia americana. Perché c'è George Clooney, chiaramente, ma anche perché Renée Zellweger offre una speranza per molte donne: vicina alla quarantina non è la Kidman, ma vive conunque una bella storia. Il cacciatore di aquiloni, un film che trasmette emozione, commuove, forse un po' furbetto rispetto al libro, per questo è un "cineterapeutico con riserva". Infine Tutta la vita davanti, un film molto italiano, molto vero, che mostra come sia difficile vivere, amare, cercare lavoro nel nostro Paese oggi per certe fasce d'età».
Prossimi progetti?
«Un manuale surreale ma documentato sulla...

mammaterapia».

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