Roma

Cerimonia a Porta S. Paolo per ricordare l’8 settembre

Antonino Torre

Nella mattinata di ieri, a Porta San Paolo, si è svolta l’annuale rievocazione dell’8 settembre 1943, la data che storicamente fu segnata, nel tardo pomeriggio, dalla trasmissione radiofonica dell’annuncio dell’armistizio concordato, già da qualche giorno a Cassibile, fra l’Italia e le forze anglo-americane. Il testo del messaggio era stato registrato presso gli studi dell’Eiar dal capo del governo, maresciallo Pietro Badoglio, prima della sua partenza - da molti ritenuta forse impropriamente una «fuga» - con il Re e gli altri vertici politici e militari per Pescara, da dove avrebbe preso le mosse quello che fu definito il governo del Sud.
L’annuncio dell’armistizio, nelle forme e nei modi con i quali era stato dato, determinò una situazione estremamente drammatica per le nostre Forze Armate che, in molti casi, erano schierate accanto a quelle tedesche considerate, fino a quel momento, alleate.
Per alcuni reparti, si arrivò a situazioni di un vero e proprio «tutti a casa», in altri, come a Cefalonia, i nostri soldati pagarono un altissimo tributo di sangue per cercare di contrastare la rabbia e la preponderanza numerica e d’armamento del nuovo nemico: l’alleato del giorno prima. A Roma la situazione fu diversa. Già dai primi giorni di giugno, era stato messo in atto un robusto dispositivo difensivo a protezione della Capitale in previsione di uno sbarco alleato sulle coste laziali. Quattro divisioni di fanteria (Granatieri di Sardegna, Piave, Piacenza, Sassari), due divisioni corazzate (Ariete e Centauro) e due divisioni costiere (220ª e 221ª), si trovarono a contrastare le forze tedesche costituite dalla 3ª divisione corazzata, schierata inizialmente attorno al lago di Bracciano, e dalla 2ª divisione paracadutisti dislocata sulla costa fra Fiumicino e Ostia.
Per una serie di motivi, ancora non completamente accertati, la divisione Granatieri, attestata verso il mare su tredici caposaldi posti a sbarramento delle vie consolari, da via Boccea a via Collatina, dovette sopportare, con il solo rinforzo di alcuni reparti assegnati dopo numerose richieste, tutto il peso dell’attacco tedesco alla Città Eterna. Fra i rinforzi, particolare peso ebbero i lancieri di Montebello che, dotati di carri inadeguati, praticamente s’immolarono nella battaglia. All’annuncio dell’armistizio, nessuno della Granatieri di Sardegna pensò d’abbandonare lo schieramento come era successo alla divisione Piacenza schierata in piccole aliquote nella zona dei Castelli e alle due divisioni costiere che, frazionate in numerose postazioni, erano state annientate e prese prigioniere dalle truppe tedesche. Dalle prime cannonate, sparate contro i tedeschi, alle ore 21 circa dell’8 settembre da una postazione nella zona Eur, i Granatieri ebbero sanguinosi combattimenti, in parecchi casi con esito vittorioso, con i paracadutisti e i carristi tedeschi.
Al Ponte della Magliana, alla Cecchignola, alla Montagnola, alla Garbatella, alle Tre Fontane e, da ultimo, mentre ripiegavano, nella zona di Testaccio-San Paolo, la vecchia truppa di élite, come li definì il colonnello delle SS, Eugen Dolmann, fu protagonista di sublimi atti di valore degni della sua tricentenaria tradizione. Alle ore 17 del giorno 10 settembre, il cessate il fuoco, concordato dagli alti comandi, colse i Granatieri, ormai in ripiegamento, nella zona di Porta San Paolo. Le divisioni Piave, Centauro e Ariete erano inspiegabilmente rimaste lontane dai combattimenti che interessarono le zone della Capitale.
Quella che era la rievocazione della Difesa di Roma ad opera dei Granatieri di Sardegna è diventata nel tempo, riteniamo impropriamente, l’anniversario della Guerra di Liberazione, di quella guerra, cioè, che fu formalmente dichiarata solo il 13 ottobre 1943 e che fu condotta, a partire dal dicembre dello stesso anno dalle ricostituite forze armate italiane.
Ieri mattina la banda della brigata Granatieri di Sardegna e una compagnia di formazione di granatieri e di lancieri di Montebello - eredi dei veri protagonisti di quei fatti tragici e per certi versi gloriosi - hanno fatto da cornice alla cerimonia che, oltre a numerose personalità politiche e militari, ha visto la presenza del ministro della Difesa Antonio Martino.

Molto apprezzata dai presenti, l’allocuzione del vicesindaco di Roma, Maria Pia Garavaglia, che ha voluto ricordare il contributo, anche in termini di vite umane, dato dalle Forze Armate nell’arco di tempo compreso fra il settembre 1943 e l’aprile 1945.

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