Che stanchezza e che... tristezza: dai sogni d'oro ai sogni smartphone

Auguri Mister Sandwich. Detta così fa un po' sorridere: però ad inizio novembre lo si festeggia, il Sandwich Day, domani per l'esattezza. La leggenda narra che attorno al 1.700 John Montagu, conte di - appunto - Sandwich (nella contea di Kent) lo inventò per non alzarsi sempre dal tavolo di gioco. Pur di non abbandonare le partite a carte si preparava (più probabilmente lo faceva il suo cuoco) dei giganteschi panini: anni dopo un suo nipote, Orlando Mantagu, mise in piedi la prima catena di ristoranti dove si servivano ovviamente dei sandwich, pare che il migliore fosse l'«Original 1762», l'anno nel quale il nome comparve per la prima volta in un libro, il 24 novembre. L'autore è Edward Gibbon, mentre la prima pubblicazione di cucina che ne parla ha un titolo lunghissimo, che supererebbe di gran lunga le dimensioni dello spazio che dedichiamo: più facile il nome della scrittrice, Charlotte Mason.

Il tramezzino

In seguito Gabriele D'Annunzio ha cambiato il termine in tramezzino perché non riusciva ad abituarsi all'idea di chiamarlo in inglese. Nel 1894 arrivò il club sandwich, grazie a Danny Mears, lo chef del «The Saratoga Club House» di Saratoga Springs, nei pressi di New York, club privato molto esclusivo di gioco d'azzardo. La ricetta originale prevedeva tacchino, lattuga, pomodoro, bacon, maionese racchiusi tra due o tre fette di pane bianco in cassetta, tostato: poi un taglio inclinato che lo divide in due triangoli. Lo ha reso famoso e popolare Edoardo VIII, lo zio della Regina Elisabetta che rinunciò al trono per sposare la borghese Wallis Simpson. Ora è un pasto diffuso, perché di pasto si tratta: è diventato un po'come la pizza, un classico. «Negli anni Sessanta e Settanta - racconta Armando Sebastiani, ex maitre di Saint Andrews, a quei tempi uno dei ristoranti più esclusivi di Milano - lo si ordinava all'ora del te, verso le cinque. Oggi il club sandwich viene consumato come unico pasto, è sostanzioso, gustoso, intenso: un pranzo con fiocchi».

A 5 stelle

Proprio a Milano - dove questo weekend si festeggia il Sandwich Day - è un piatto che si trova soprattutto negli grandi alberghi Al Park Hyatt stanno addirittura «esagerando», proponendone quattro tipi diversi. Oltre al classico club sandwich, lo chef Andrea Aprea (una stella Michelin con il suo «Vun»), si è sbizzarrito per cinque lunghi mesi prima di offrire alla clientela quelli vegetariano (pane al pomodoro, pesto di basilico, provola affumicata, zucchine e melanzane marinate e grigliate), al roastbeef (pane ai cereali, insalata romana, senape e ovviamente il roastbeef), oppure al salmone (pane nero di seppia, ricotta, avocado, salmone e uova di salmone). I costi vanno dai 29 euro al 34, però ne vale la pena, anche per le patate speziate ed i chips, servite in base al club scelto. Idem per Terrazza Baglioni, il lounge bar del Carlton, in via Senato: 25 euro per il «classico» e anche per la variante light, con pane nero e zucchine grigliate. Applausi anche per la ricetta di Alessio Truddaiu del Bistrot Les Gitanes: «Tre fette di pane di grano duro farcite con un impasto di pollo grigliato, maionese, senape, lattuga, pomodoro tagliato sottilissimo, poi su una delle fette il bacon croccante, sull'altra uova sode, poi si chiude tutto con la terza fetta». «Al Bistrot vendo tanti tipi di bollicine, dei piccoli produttori francesi, ideali per gustare assieme al club sandwich di Alessio - racconta Valentina Vignali - Il migliore? Rosé di Champagne De La Renaissance».

Come in Usa

Una vera Disneyland del gusto alla California Bakery di Via Premuda 44, posto molto chic dove Simona Ventura e Belen sono delle clienti fisse: club sandwich con pane fatto in casa, poi sta al cliente scegliere fra quello nero, cinque cereali oppure alla prugna, squisitezza assoluta. Sia il Big Club sia il California costano 12.50, quest'ultimo con il prosciutto al posto del pollo e con foglie di spinaci freschi.

Diana Sela ve lo consiglia con il thé, magari un Jasmin Mandarin, oppure con un centrifugato di frutta fresca.

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