Cronache

"La chiave del lavoro è l'alta specializzazione. Ma servono i fondi"

Il presidente di Assosomm: "L'uomo sempre al centro, l'automazione è un'opportunità"

"La chiave del lavoro è l'alta specializzazione. Ma servono i fondi"

di Onofrio Lopez

«Stanno nascendo e nasceranno nuove professioni: il progresso tecnologico ha sempre creato ricchezza e nuova occupazione, ma occorre intercettare per tempo i bisogni del mercato e formare i lavoratori in modo che siano preparati adeguatamente al cambiamento». Rosario Rasizza, presidente di Assosomm (l'associazione delle agenzie per il lavoro) e ad di Openjobmetis non è pessimista. Il sempre maggiore ricorso all'automazione nelle produzioni industriali non è un'apocalisse da temere, ma potrebbe presentare opportunità da cogliere.

Cavalier Rasizza, quali sono le priorità da mettere in pratica per tenere il passo del cambiamento dei processi produttivi che, almeno in una fase iniziale, potrebbe ridurre lo spazio per i mestieri tradizionali?

«Stiamo cercando sempre di più di far percepire alle agenzie che la parola specializzazione è il futuro e per fare questo stiamo cercando di impiegare le risorse destinate alla formazione del fondo Forma.Temp (l'ente bilaterale del lavoro in somministrazione; ndr) in corsi ad alta specializzazione».

Se si guarda ai profili più ricercati dalle agenzie per il lavoro, si osservano da un lato figure specialistiche come i programmatori e dall'altra mansioni tradizionali come addetti al banco nella grande distribuzione e addetti alla vendita. Questi ultimi non sono minacciati dall'automazione?

«Cerchiamo di intercettare entrambe queste esigenze e questo vuol dire gestirle attraverso la programmazione. Con la grande distribuzione, ad esempio, organizziamo ogni trimestre un corso di formazione per banconisti, addetti alla macelleria, alla pasticceria, cioè per le figure che sono di difficile reperimento quando apre un nuovo supermercato. Per il mondo dell'Information Technology, invece, ci avvaliamo di piattaforme tecnologiche che consentono di reperire più facilmente questi professionisti. Anche il canale di reclutamento, in questo caso, è cambiato».

Gli esperti di robotica come il professor Cingolani sostengono che sarebbe anche compito del sistema di istruzione calarsi maggiormente nella realtà del mondo del lavoro.

«Nel mondo della scuola i processi decisionali sono complessi, lunghi e faticosi. La scuola e il mondo del lavoro dovrebbero sedersi a un tavolo, ma questo non sempre succede e quando accade le agenzie per il lavoro non sono invitate. Nella nostra azienda, comunque, abbiamo creato dei percorsi e prossimamente ospiteremo studenti di terza media anche per orientarli agli studi superiori. Per loro sarà un'esperienza utile perché potranno capire cosa fa una segretaria, un ragioniere, un saldatore o un tornitore. Magari credono che gli operai abbiano ancora le tute blu e invece indossano camici bianchi e programmano macchinari».

Gli studenti, però, hanno protestato contro l'alternanza scuola-lavoro. Non è controproducente?

«L'iniziativa è stata estemporanea, invece è molto importante avere consapevolezza dell'argomento. Se fossi uno studente, pagherei per svolgere uno stage da Google, Amazon o Leonardo-Finmeccanica in modo da rubare qualche segreto del mestiere. Bisogna spiegare bene ai più giovani come stanno le cose, e magari mostrarle loro».

Nella legge di Bilancio 2018 è previsto un ritorno in capo alle Regioni dei centri per l'impiego. Parcellizzare non è un rischio?

«I centri per l'impiego dovrebbero essere la più grande agenzia per il lavoro d'Italia, ma intermediano così poco che ogni posto di lavoro trovato costa allo Stato 36mila euro. In alcuni centri manca persino Internet. Andrebbe azzerato tutto e consegnato a un manager in grado di capire il funzionamento del mercato».

Quindi non c'è da aver paura che i robot ci rubino il lavoro?

«Quando Henry Ford realizzò la prima catena di montaggio si pensava che l'operaio dovesse scomparire. Invece, non è accaduto perché quel lavoro si è evoluto. Anche in futuro succederà la stessa cosa. Basti pensare alle piattaforme per ordinare i pasti: si prenota via Internet, ma poi una persona consegna fisicamente. Serviranno sempre più ingegneri e fisici, ma anche avvocati in grado di studiare polizze Rc auto per le macchine con guida autonoma.

Il futuro dell'industria sarà anche nei robot, ma bisogna gestirli con intelligenza e questa è una prerogativa umana».

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