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Chiesa nella bufera: in Belgio denunciati altri 300 casi di pedofilia

Le accuse stavolta arrivano da un sacerdote: "Tra il ’92 e il’98 segnalammo tutto all’arcivescovado ma nessuno ci ascoltò". E il ministro della Giustizia chiede che a risarcire le vittime sia il Vaticano

Chiesa nella bufera: 
in Belgio denunciati  
altri 300 casi di pedofilia

Bruxelles - Sulla Chiesa «sgreto­lata » dai casi di pedofilia con­tinua a scatenarsi la bufera. E così mentre la magistratura si prepara a interrogare il car­dinale Godfried Danneels, ex primate del Belgio, il mini­stro della giustizia belga Ste­faan De Clerck, chiede ora, (come hanno fatto anche gli americani) che a risarcire le vittime sia il Vaticano. «La chiesa belga deve prendere iniziative per incontrare le vit­ti­me degli abusi sessuali com­messi da preti e per risarcirle in modo adeguato, pagando essa stessa compensazioni economiche», ha detto De Clerck.

Il risarcimento «potrebbe essere un indennizzo pecu­niario, ma la Chiesa dovreb­be studiare caso per caso il modo migliore per fare otte­nere alle vittime una compen­sazione », ha spiegato il Guar­dasigilli al quotidiano fiam­mingo Het Nieuwsblad . Il ministro ha spiegato che la grande maggioranza dei 475 dossier sequestrati du­rante le perquisizioni com­piute il 24 giugno scorso negli uffici della commissione Adriaenssens,creata nell’am­bito della Chiesa per indaga­re sui casi di violenze, riguar­da fatti che risalgono a 30, 40 e anche 50 anni fa e che quin­di non possono essere perse­guiti dalla giustizia in quanto reati prescritti.

Secondo De Clerck è la Chiesa che dovrebbe assume­re l’inizi­ativa di andare incon­tro alle vittime: «Se non è pos­sibile applicare la giustizia, la Chiesa deve allora riconosce­re le vittime, testimoniare lo­ro rispetto e confessare gli er­rori commessi», suggerisce. «Ciò può essere fatto in modi diversi: con la punizione dei preti colpevoli, il loro licen­ziamento, il versamento di una indennità alla vittima. Ogni caso deve essere studia­to per trovare la forma miglio­re di compensazione», affer­ma il ministro. «Gli abusi sessuali su bam­bini non potranno mai esse­re risarciti, ma un’indennità­rileva De Clerck- potrà favori­re il processo di riparazione» per il danno subito.

Durante il blitz della poli­zia belga del 24 giugno scorso all’arcivescovado di Bruxel­les e Malines fu perquisita an­che l’abitazione del cardina­le Danneels. All’ex primate della Chiesa belga fu seque­strat­o il computer che è anco­ra al vaglio dei periti informa­tici. Danneels sarebbe chia­mato in causa soprattutto per il caso di abuso di un minore da parte del vescovo di Bru­ges, Roger Vangheluwe.

Alla guida della Chiesa del Belgio dal 1979 al 2009, il car­dinale ha sempre smentito di essere stato al corrente delle violenze commesse negli an­ni ’ 90 da Vangheluwe, dimes­sosi poi in aprile dopo avere ammesso le proprie colpe.

A incolpare Danneels di «complicità e omertà» è pero un prete fiammingo oggi in pensione, il curato di Buizin­gen, Rik Devillè, uno dei pro­motori in Belgio del «Gruppo di lavoro sui diritti dell’uomo nella Chiesa». Secondo Devil­lè- che chiede di istituire una commissione d’inchiesta na­zionale e indipendente sullo scandalo pedofilia nella chie­sa belga - tra il 1992 e il 1998 circa 300 denunce di abusi sessuali commessi da preti sa­rebbero state inviate all’arci­vescovado, ma di queste solo una quindicina hanno avuto un seguito, quasi mai giudi­ziario.

Secondo Devillè, non solo i preti coinvolti non sono stati sanzionati ma le vittime sono state costrette a subire processi per calunnia e diffa­mazione. Tra le denunce ignorate, secondo lui, c’era­no anche quelle riguardanti Vangheluwe. Il portavoce del cardinale Danneels ha dichiarato nelle scorse settimane che l’ex pri­mate «non si ricorda affatto di queste denunce» e che «sa­rebbe certamente intervenu­to » se avesse ricevuto denun­ce riguardanti Vangheluwe. Ultima notizia.

Tanto per ri­manere nel torbido adesso so­no arrivate anche minacce di morte a testimoni e a magi­strati coinvolti nell’inchie­sta.

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