Roma

Chris Davis e un oceano di note «colorate»

Silvia Castello

Per la prima volta in Italia saranno presentate le opere di Chris Davis in occasione della mostra «Note dall’Oceano» a cura di Angelo Capasso. Si tratta di 25 oli su tela realizzati dal giovane pittore australiano durante il suo soggiorno romano e che saranno esposti nella Sala Zanardelli al Complesso Monumentale del Vittoriano fino all’8 dicembre. Il titolo dell’esposizione è un gioco di lettere svelato dalla traduzione inglese, in cui «notes», significa appunti ma anche note musicali, sottolineando così il legame dei quadri con il mare e le sue sonorità. «L’evento - dice il curatore - è il risualtato di una sfida col tempo e con l’imprevedibilità dei risultati, di cui le opere quali “Mute”, “Nature Theater”, “Take five”, “Croak”, “A suspended 4th”, “Big Fish”, “The Songlines”, “The Root Note” e “Out of Tune” sono i segni e sogni nati sulla sponda di un Oceano immaginario, ovvero di un luogo di origine che non c’è, cui l’artista accenna come patria originaria, elettiva, ispiratrice. L’Oceano, in tal senso, si configura come la grande distesa che divide il giovane artista dalle proprie origini (australiane) e lo rende un uomo dell’Isola».
Guardando i lavori di Chris Davis (Sidney, 1972) si riconoscono spesso delle figure antropomorfe o teriomorfe. Si tratta di invenzioni formali che si generano sulla tela attraverso un processo pittorico automatico dell’artista - gocce e spruzzi di colore sparsi rafforzano il valore simbolico della spontaneità del gesto - che entra istintivamente in dialogo con il suo stesso inconscio rappresentato dal mondo marino. «L’automatismo estetico che genera queste forme si muove in equilibrio tra il conscio e l’inconscio, e si propone come un’arma plastica con cui inventare nuove immagini e percorsi» chiosa Capasso in catalogo.

Davis appartiene a quella inesauribile corrente artistica di sperimentazione informale che nel ’52 il teorico e critico d’arte francese Michel Tapié de Céleyran sintetizzò in una dimensione estetica denominata «Art Autre», indicando così il distacco dalla tradizione figurativa e accentuando, invece, l’individualità creativa e istintiva della nuova pittura. (Ingresso libero)

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